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Coach Leka: "Siamo un cantiere aperto": "Questa squadra è a caccia di un’identità"

Il condottiero biancorosso guarda più che altro alla ricostruzione: "Alla fine ho lasciato in campo quelli che si sbucciano le ginocchia"

Coach Leka: "Siamo un cantiere aperto": "Questa squadra è a caccia di un’identità"

Il condottiero biancorosso guarda più che altro alla ricostruzione: "Alla fine ho lasciato in campo quelli che si sbucciano le ginocchia"

"Siamo un cantiere aperto, ora cercheremo di fare il punto. Ricette strane non ne ho, ma so che questa squadra ancora ha margine a livello fisico perché alcuni sono indietro, basti vedere che non ho più rimesso Imbrò. E alla fine ho lasciato in campo quelli che si sbucciano le ginocchia". In poche parole Spiro Leka riassume tanti problemi nel dopo-partita di Milano, il quarto stop consecutivo che accende pesantemente tutti gli allarmi in casa Vuelle. Cantiere aperto significa lavori in corso e forse bisognerà rimettere le mani nella costruzione di questa squadra, prima che sia troppo tardi. Avere un americano che chiude a zero punti, come King, è un ’lusso’ che non ci può permettere in un campionato dove ogni squadra può schierarne solo due: deve produrre, senza tanti discorsi.

"Siamo alla ricerca della nostra identità, siamo arrivati a fare 25’ buoni contro una squadra molto tosta e ben organizzata - spiega il coach biancorosso -. Proprio nel momento in cui dovevamo alzare la pressione e quindi fare scelte migliori, loro hanno fatto il break. Poi all’inizio dell’ultimo quarto Milano ha dilagato e ho preferito andare avanti con quelli che combattono, in una serata difficile".

Leka non ha paura di dire le cose come stanno: "Siamo due mesi indietro e dobbiamo prenderne coscienza, ci manca il ritmo offensivo perché essendo costretti a far giocare Ahmad molti minuti da playmaker, un po’ lo perdiamo come guardia e le squadre avversarie preparano le partite giustamente su di lui. Gli altri avevano le polveri bagnate". E conclude: "La pallacanestro è molto più semplice di quello che pensiamo: se un americano fa 0/7, Milano prende 8 rimbalzi in più e smazza 7 assist in più, questo pesa tanto nella qualità che abbiamo a livello di fluidità offensiva. In difesa, salvo quei 25’ in cui ci siamo aiutati, ci ha fatto difetto la lucidità: li abbiamo fatti correre e questo ci è costato 12 punti in contropiede, mentre noi ne abbiamo segnati solo 4 in questo modo".

Una parola per Maretto in questa brutta serata la dice: "Siamo contenti per Octavio, un ragazzo del 2004 capace di segnare 17 punti, è importante la sua crescita ma vogliamo crescere anche noi con lui. La strada è lunga".

Elisabetta Ferri