REDAZIONE PESARO

"Città senz’acqua per malagestione". Felici attacca Marche Multiservizi

Tra le cause, per l’ex capouffico tecnico, la deviazione dell’acquedotto: "Ma la politica non se ne preoccupa"

Un ‘monumento allo spreco’ che Felici propone ironicamente di installare

Un ‘monumento allo spreco’ che Felici propone ironicamente di installare

"La crisi idrica è una vergogna per il gestore e per tutti gli amministratori e politici che ci rappresentano". A dirlo è Michele Felici, già dirigente dell’Ufficio tecnico del comune di Urbino, da sempre attento al tema dell’acqua pubblica. "Per qualche giorno - scrive - sono stati a secco i rubinetti di Pallino, Mazzaferro, San Cipriano e parte alta del centro storico di Urbino e il gestore (Marche Multiservizi, ndr) si giustifica affermando che ‘fino a qualche anno fa le sorgenti del Nerone assicuravano oltre 110 litri al secondo e ora ne forniscono appena 30, con un calo di oltre il 70%’. Sempre e tutti gli anni le sorgenti del Nerone hanno avuto un grosso calo di portata che probabilmente si è accentuato negli ultimi anni per la non corretta gestione dei pozzi profondi del Giordano che, per avere il consenso di qualche ‘espertissimo’, sono stati usati per annullare (o limitare) le portate nulle caratteristiche del torrente. Comunque il Consorzio idrico del Nerone ha sempre tenuto conto di ciò e fin dal 1999 ha costruito il potabilizzatore di Pole che, quando necessario, fornisce acqua potabile (proveniente dal Burano) per ulteriori 40 litri al secondo e così si ha una disponibilità complessiva di 70, che doveva coprire le esigenze di Pole (Acqualagna), Fermignano, Urbania, Sant’Angelo in Vado e Urbino e, in prospettiva, tenendo conto del piano regolatore generale degli acquedotti, dal 2015 avrebbe dovuto servire solamente Urbino con 24.508 abitanti (residenti + fluttuanti)".

"Dal 28 maggio 2018 però - prosegue - MMS è diventata proprietaria dell’acquedotto del Nerone e senza preoccuparsi della sua potenzialità ha ringraziato chi le ha permesso di acquisire questa struttura portando l’acqua ai comuni della valle del Foglia vantando un progetto ‘performante sotto al profilo di esecuzione, durabilità e tenuta idraulica’; peccato che non abbiano considerato la disponibilità idrica. Gestendo la cosa senza alcuna preoccupazione, i soli che rimangono senza acqua sono quelli di Urbino e nessuno dei nostri rappresentanti politici e/o amministrativi se ne preoccupa. Chi ci amministra cede l’acquedotto in cambio di una incompiuta difficilmente utilizzabile e di qualche favore elettorale pagato dagli utenti (vedi asfalto a Canavaccio), permette l’approvazione dell’ampliamento dell’acquedotto del Nerone quando la disponibilità d’acqua non è sufficiente. Urbino subisce anche il disinteresse e l’incompetenza di tutti che permettono al gestore un’arroganza che ignora i problemi veri e non si preoccupa di mettere in funzione il potabilizzatore di Ca’ Spadone (alimentato dal Candigliano) pensato per affrontare queste emergenze. Tutto ciò pone il sospetto che questi signori pensino veramente a utilizzare il pozzo del Burano. Oltre a ciò rimane la certezza che il gestore, con tutti i politici e amministratori, nel gestire il servizio idrico, si preoccupa solamente del profitto trascurando le esigenze dei cittadini utenti".