REDAZIONE PESARO

Cinciarini a Scafati. Una scelta che va accettata

Andrea Cinciarini ha scelto di restare in Serie A con Scafati, deludendo i tifosi che speravano di vederlo guidare la Vuelle. La decisione potrebbe essere dettata dalla volontà di concludere la carriera al top, considerando il suo record di assist. La motivazione potrebbe non essere solo economica ma anche legata alla professionalità e alla ricerca di nuove sfide.

Andrea Cinciarini ha scelto di restare in Serie A con Scafati, deludendo i tifosi che speravano di vederlo guidare la Vuelle. La decisione potrebbe essere dettata dalla volontà di concludere la carriera al top, considerando il suo record di assist. La motivazione potrebbe non essere solo economica ma anche legata alla professionalità e alla ricerca di nuove sfide.

Andrea Cinciarini ha scelto di restare in Serie A con Scafati, deludendo i tifosi che speravano di vederlo guidare la Vuelle. La decisione potrebbe essere dettata dalla volontà di concludere la carriera al top, considerando il suo record di assist. La motivazione potrebbe non essere solo economica ma anche legata alla professionalità e alla ricerca di nuove sfide.

Aveva detto che voleva restare nella massima serie, a tutti i costi, Andrea Cinciarini. E così è andata, alla fine, con Scafati che lunedì ha ufficializzato il suo arrivo. I tifosi non l’hanno presa bene, specie quelli che l’avrebbero voluto ancora al timone della Vuelle per provare a riportarla in serie A. Ma la sua è una scelta che va accettata: ‘Cincia’ gioca nella massima serie ininterrottamente da 15 anni e, chissà, questa potrebbe anche essere la sua ultima stagione; comprensibile che voglia disputarla nell’élite del basket, magari per innalzare ancora il suo record, a cui tiene molto, che lo vede re degli assist di tutti i tempi nel basket italiano. Non crediamo sia stata una questione di offerta economica: la Givova non è una big, anche se ha un proprietario appassionato, capace di grandi slanci. Va considerato che questo è un lavoro e Andrea un professionista; l’ipotesi che volesse stare vicino ai figli, rimasti a vivere a Milano terminata l’era-Olimpia, poteva essere una priorità, ma nel momento in cui non si è concretizzata un’offerta in Lombardia, per quale motivo avrebbe dovuto rimanere inattivo? Battersi la mano sul petto quando si è in campo, come ha fatto orgogliosamente vestendo la maglia della sua città, non significa essere obbligati a rimanervi se non si è convinti che sia la cosa giusta per la propria carriera, giunta (quasi) al capolinea. Il suo dispiacere e le sue lacrime il giorno della retrocessione ci sono sembrati autentici, non le mettiamo in dubbio mesi dopo.

e.f.