Esposto alla Corte dei Conti contro la Regione. Sono più di una decina gli espropriati della ciclovia del Metauro che hanno deciso di fare ricorso all’organo dello Stato che svolge attività di controllo sulla spesa pubblica in merito al nuovo tracciato, individuato da Regione e Comune, lontano dai binari della Fano-Urbino. Dopo le osservazioni, che non hanno ottenuto alcun riscontro, ai cittadini non rimane che questo ulteriore tentativo per bloccare un progetto che attraversa le loro proprietà. Per gli espropriati, infatti, la nuova ciclovia turistica "vaga in mezzo a terreni agricoli e zone industriali, si arrampica sulle colline, è in promiscuità con auto, moto e camion e in molti tratti non consente il transito delle biciclette nelle due direzioni e non sarebbe né sicura né agevole per tutti, dovendo passare lungo strade strette e trafficate e procedere in un percorso per lo più tortuoso. In sostanza, sarebbe un itinerario che nessun cicloturista prenderebbe in considerazione, con grave danno per la vivibilità e l’economia dell’intera valle del Metauro". Gli espropriati insistono sull’utilizzo del tracciato ferroviario per avere "una ciclopedonale sicura e utile al rilancio economico della vallata".
Per i cittadini "non essendo rispettata la condizione del finanziamento, la Fano-Urbino non è classificabile come ferrovia e la linea abbandonata da oltre 36 anni è solo uno dei tanti beni immobili di cui Rfi non vuole più occuparsi". Alla luce di queste considerazioni ogni espropriato ha chiesto alla Corte dei Conti "di effettuare una verifica di economicità sui fondi elargiti dall’Unione Europea per l’attuale progetto della ciclovia turistica del Metauro". Sull’assenza del finanziamento, quale condizioni indispensabile per considerare la Fano-Urbino una ferrovia turistica, insiste il Comitato ciclovia del Metauro. In risposta all’amministratore delegato di Rfi che ha negato al Comune la possibilità di utilizzare il tracciato ferroviario come pista ciclabile, il Comitato ricorda che "la classificazione della Fano-Urbino come ferrovia ad uso turistico avverrebbe solo a condizione che fossero finanziati il ripristino, la gestione, la manutenzione e la sicurezza della linea abbandonata da 36 anni. In pratica bisogna avere a disposizione 150 milioni di euro che nessuno sa dove trovare". E ancora il Comitato: "Che la Fano-Urbino non sia una ferrovia è dimostrato anche dal fatto che la linea non è presente nella rete ferroviaria marchigiana di Rfi".
Anna Marchetti