
Cento bebè in lista d’attesa "E noi apriamo il terzo Nido"
di Tiziana Petrelli
L’incapacità degli asili nido di far fronte alle richiesta delle famiglie fanesi, è una rappresentativa dimostrazione degli ostacoli che allontanano le mamme dal mondo del lavoro. Le politiche per la famiglia quindi, in particolare la disponibilità di servizi pubblici e privati di cura per la prima infanzia, diventano un mezzo importante per il benessere del Paese e non solo per sostenere l’occupazione delle madri. Lo sa bene Francesca Fiorelli, 47enne fanese, psicologa e madre di 3 bambini, che 5 anni fa ha dato vita a una piccola cooperativa per la gestione di un piccolo asilo nido a Carrara. Una realtà privata che sta crescendo sempre più (prima a Bellocchi e ora a Villanova) andando a colmare, in parte, le carenze del pubblico.
Sono infatti 113 i bambini fanesi (99 quelli tra 1 e 3 anni e 14 quelli da 4 a 12 mesi) che, a chiusura delle iscrizioni, non avevano ancora trovato posto nelle strutture comunali, contro i 168 dell’anno precedente. Perché nel frattempo sono già passati da 263 a 290 i posti nei nidi fanesi, in attesa del centinaio di posti in più previsti entro il 2026 grazie alle tre nuove strutture di Bellocchi, Vallato e Cuccurano da realizzare con il Pnrr.
Nel frattempo però è sempre più emergenza per le famiglie. "Privato e pubblico devono collaborare – sottolinea Fiorelli che ora gestisce 3 strutture (60 bimbi iscritti e 13 dipendenti) e sta già progettando la quarta apertura: un ‘Agrinido’ –. Nonostante il calo demografico aumenta la richiesta nei nidi. Come mai? Perché mentre all’inizio si pensava al nido come un parcheggio, oggi per fortuna i genitori riconoscono il suo ruolo educativo, di socializzazione e di esperienza che in ambiente casalingo non farebbero. Anche quelli che in passato avrebbero lasciato i bimbi con i nonni, oggi li iscrivono al nido".
Perché oggi le donne devono lavorare di più per far quadrare i bilanci familiari e più a lungo. Anche le nonne sono impegnate nel lavoro. "Dopo il Covid in città sono arrivate molte famiglie da fuori per lavorare - dice -. Famiglie che non hanno una rete parentale di sostegno. Famiglie sempre più in difficoltà. E’ importante creare relazioni, una rete preziosa che il nido può e deve creare, con le istituzioni e tutto il territorio". Attraverso la "scuola" le famiglie si incontrano e si sostengono "cosa che nel vicinato non succede più".
Dopo il Covid tutto è cambiato. "Le famiglie si sono ritrovate da sole - prosegue -. Abbiamo avuto a che fare per la prima volta con bimbi che non volevano essere toccati da altri bambini". In questo contesto opera a Bellocchi, Carrara e da settembre anche a Villanova di Colli al Metauro (che da 3 anni era rimasta senza L’Albero Azzurro, chiuso col Covid) ‘Dire, fare, giocare’, le 5 ’penitenze’ dei bambini che si trasformano in tre opportunità per gli adulti. Tre asili - gestiti da Francesca Fiorelli, 47enne psicologa, Grazia Mammucci, 50enne educatrice ed Eleonora Carbone, 29enne laureata in scienze della formazione - in cui "la parola d’ordine è il benessere della famiglia, anche grazie a orari flessibili dalle 7 alle 19".