Pesaro, 16 novembre 2024 – Verrà caricato tutto su un tir e forse non sarà sufficiente. I prossimi giorni cominceranno le operazioni di trasporto e distruzione della merce deperibile che era stata posta sotto sequestro all’interno di Fattorie Marchigiane, azienda controllata Tre valli Cooperlat.
L’inchiesta è quella per frode in commercio e adulterazione del prodotto della quale, lo scorso 25 ottobre, era stato depositato dalla procura di Pesaro l’atto di chiusura indagini. La merce che verrà distrutta, a seguito dell’emissione del provvedimento di dissequestro da parte della procura di Pesaro, è quella a cui poco più di sei mesi fa, il 22 aprile scorso, i militari del comando Nas di Ancona guidati dal comandante Alfredo Russo e gli ispettori dell’unità investigativa centrale dell’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari di Roma) avevano messo i sigilli.
Erano stati sequestrati 90 tonnellate di latte, 110 tonnellate di prodotti lattiero caseari e 2,5 tonnellate di sostanze sofisticanti tra cui soda caustica e acqua ossigenata. L’accusa di aver utilizzato sostanze chimiche per coprire il cattivo stato di conservazione della materia prima era stata mossa nei confronti di 12 indagati oltre alla stessa azienda come persona giuridica.
Con lo stesso provvedimento di dissequestro della merce deperibile, che andrà distrutta, è stata anche disposta la restituzione di pc e telefonini sequestrati agli indagati e che ora sono in via di restituzione. L’inchiesta su Fattorie Marchigiane è stata di recente anche oggetto di un servizio della trasmissione Mi manda Rai Tre, in onda lo scorso 10 novembre dal titolo "Latte e soda". Stefano Maria Sandrucci ha intervistato Cristina, una ex dipendente del caseificio di Colli al Metauro. "Arrivava del latte che era oramai avariato, che era già marcio. Non era latte che si poteva recuperare ma si modificava il ph con soda e acqua ossigenata e poi si rilavorava. Si usava la soda e l’acqua ossigenata nel latte che poi veniva destinato alla lavorazione del formaggio – ha raccontato l’ex dipendente –. Io ero in produzione e giravo il formaggio quindi lo toccavo. Quando aprivi le porte sentivi le esalazioni che ti bruciavano gli occhi e poi quando andavi a girarlo, dove scolava il siero, diventavano tutte rosse le braccia e le mani".