di Lorenzo Bavaj
“Eduardo e Cristina’’ apre il Rof 2023 in una Vitrifrigo Arena non pienissima che, in questa edizione del festival accoglierà tutti i titoli del cartellone per la nota indisponibilità degli altri spazi cittadini. Opera commissionata dal teatro San Benedetto di Venezia nel 1819 e risultato di un mix di altri lavori rossiniani con pochi inserti originali. All’epoca fu applaudita e replicata per circa un ventennio per poi cadere nell’oblio a differenza di altre opere rossiniane che hanno sfidato indenni il tempo e che ancora oggi sono nei cartelloni nel mondo. Tante le ragioni: da una parte il mix di musiche prese a autoimprestito da altri titoli e dall’altra un libretto che, a detta di un recensore della prima veneziana, “non rispetta le più basilari norme di condotta di un testo verbale operistico in una desolante successione di drammatiche assurdità”! (Gazzetta privilegiata di Venezia, 27 Aprile 1819). Lo spettacolo firmato nella regìa, scene, costumi, luci e coreografie da Stefano Poda, sembra più un balletto moderno con accompagnamento di cantanti che viceversa: i mimi-ballerini (veramente bravi) si muovono di continuo per quasi tutta la durata dell’opera. La scena è riempita di loculi trasparenti nei quali giacciono corpi e i mimi-ballerini, truccati da zombie, sembrano essere usciti da quei giacigli. Sottolineano accompagnando tutti i personaggi - qualche volta in modo eccessivo - a scapito dell’attenzione sul canto vero e proprio. Ma bisogna dare un senso a quest’opera un po’ sgangherata e Poda con questa istallazione d’arte contemporanea cerca di rendere le problematiche dei rapporti fra i personaggi non legate al tempo o allo spazio ma universali.
Enea Scala dà voce al re Carlo: un ruolo lungo e difficile; si fa apprezzare per le agilità e per la voce sempre potente e intonata anche se non sempre uniforme in tutti i registri. Ha anche il grande merito di pronunciare le parole in modo sempre comprensibile anche in presenza di passaggi di agilità. Bravo! Anastasia Bartoli interpreta Cristina, soprano figlia d’arte (la mamma è Cecilia Gasdia) ha una voce potente e molto bella in tutti i registri. A differenza di Scala non si capisce nulla di quello che canta, ma i sottotitoli vengono in aiuto! Soprano a mio avviso verdiano come colore e tipologia di voce da seguire con interesse! Daniela Barcellona è Eduardo: la tessitura quasi sempre molto bassa del personaggio mette la Barcellona in difficoltà, ma grazie alla sua classe ed esperienza riesce comunque a fornire una pregevole interpretazione. Professionali Grigory Shkarupa-Giacomo e Matteo Roma-Atlei. Il coro del Ventidio Basso preparato da Giovanni Farina offre una buona prestazione con qualche imprecisione soprattutto nell’assieme con l’orchestra. Orchestra della Rai che ormai accompagna da anni alcune opere del cartellone. Organico imponente per una musica che richiederebbe qualche sfumatura e attenzione in più verso il canto e un po’ di volume in meno.
Ma questo è compito del direttore! Jader Bignamini dirige con sicurezza ed energia: qualche volta troppa che costringe i cantanti a spingere la voce a scapito di dinamiche più ricercate e agogiche più libere. In fondo la musica è al servizio del canto, o no?