Cagli non dimentica i salvatori degli ebrei

In questi giorni la memoria di tante famiglie torna all’eroismo degli Alessandri e altri cagliesi che sfidarono i nazisti

Cagli non dimentica i salvatori degli ebrei

Cagli non dimentica i salvatori degli ebrei

Ogni anno la città di Cagli non dimentica quanti furono salvati dalle deportazioni nei lager tedeschi grazie al coraggio di valorosi cittadini. Ed è bene sempre ricordarlo. Nell’inverno del 1944 furono rinchiuse alcune donne nell’antica torre di Porta Massara attigua al Convento di clausura di san Nicolò delle suore Domenicane.

In una fredda notte furono trasferite nel convento dalla casa degli Alessandri. Furono il nonno dell’attuale sindaco di Cagli, Spartaco Alessandri e sua mamma Mimma ad accompagnarle dopo giorni di averle nascoste in casa con il rischio di imbattersi nelle ronde tedesche che di notte presidiavano la città. I nomi di Mimma e Spartaco Alessandri sono tra i tanti “Giusti“ riconosciuti dallo Stato d’Israele nel Museo Yad Vashem di Gerusalemme. Altri episodi da ricordare con protagonisti di questa famiglia, furono la partecipazione alla lotta partigiana di Imbriano Alessandri, fratello di Spartaco caduto in un conflitto a fuoco nei pressi della vecchia caserma dei carabinieri. Con lui si distinsero in azioni di sostegno pur essendo ancora giovanissimi, i figli Elvio e Giorgio.

Tornando alle donne rimaste nascoste nella vecchia torre di Porta Massara dove ancora oggi vi si accede con l’unica porta all’interno del monastero, il ricordo oltre alle suore è molto legato anche alla famiglia Aguzzi. Fu infatti Filippo Aguzzi a rendersi in seguito utile a rifornire di viveri le donne ebree che erano parte di una benestante famiglia di Senigallia e nascoste dopo averle accompagnate dagli Alessandri nella torre. Aguzzi essendo un idraulico artigiano aveva il libero accesso al convento con la scusa di effettuare riparazioni e quindi non destando sospetti ai tedeschi. Fece vari viaggi in bicicletta fino a Senigallia e ritorno carico di viveri e nascosti alla meglio ed a rischio di portarli all’interno del convento. Vi furono anche altri episodi che ancora sono ricordati come il coraggio della badessa del convento di clausura la quale con coraggio e fermezza si oppose all’irruzione dei militi tedeschi che sospettavano della presenza di ebrei nascosti all’interno. Altra famiglia che ha tre suoi componenti tra i nomi dei “Giusti“ nel Museo Yad Vashem di Gerusalemme, sono quelli di Virgilio Virgili e le figlie Gianna e Mercedes abitanti nella frazione di Secchiano. Nascosero prima in casa poi nella scuola elementare della frazione una famiglia ebrea che dal Veneto fu trasferita dai partigiani in un peschereccio fino al porto di Pesaro e da lì presa in consegna dal capo partigiano della zona di Pianello, Samuele Panichi ed accompagnata fino alla casa dei Virgili.

A Secchiano quasi tutti i residenti sapevano della presenza della famiglia ebrea e collaborarono a nasconderla dai frequenti controlli dei tedeschi e procurare il cibo necessario. Nel marzo del 1944, Virgilio e Mercedes di notte riuscirono a far attraversare a tutta la famiglia le montagne fino all’Umbria e presa in consegna da altri partigiani arrivo’ fino a Roma, poi nel dopoguerra a Los Angeles dove ancora vive la loro figlia Charlotte Hauptman, più volte tornata a Secchiano nella valle del Bosso con i suoi ricordi per l’indimenticabile altruismo ed affetto ricevuto dai suoi abitanti mentre scappava dall’orribile rischio di finire i propri sogni di giovane adolescente in un lager nazista.

Mario Carnali