Pesaro, 7 ottobre 2024 - Il virologo pesarese Roberto Burioni, professore ordinario di microbiologia e virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, presenza fissa di Che Tempo Che Fa sul Nove con Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, ieri sera è intervenuto nella prima puntata di stagione affrontando due temi sentiti: la Dengue – malattia infettiva che dopo il focolaio a Fano l’altro giorno ha registrato il primo caso a Pesaro- e la bronchiolite nei neonati.
“Quest’anno ci sono stati moltissimi casi di Dengue nel mondo – ha detto il professore Borioni - quindi aumenta la probabilità che un malato prenda un aereo e venga in Italia. Quando arriva in Italia, se non ci sono le zanzare non succede niente, la persona viene curata e finisce lì. Purtroppo, però, se questa persona arriva in un luogo dove ci sono molte zanzare la cosa è diversa: la malattia non si trasmette da uomo a uomo, si trasmette esclusivamente attraverso la zanzara. La zanzara tigre che punge il paziente che sta male per tutta la sua vita, che dura circa un mese, è in grado di trasmettere la malattia”.
Il divulgatore scientifico, ospite di Fazio, è passato al caso specifico: "Quello che è successo a Fano è grave, perché la trasmissione è avvenuta localmente: è grave perché la zanzara non si sposta più di 200 metri dal luogo dov’è nata mentre l’uomo prende il treno e va dove vuole. Se dove arriva ci sono le zanzare è un guaio. Adesso c’è una grossa fortuna: il fatto che le zanzare con l’arrivo del freddo diminuiscono molto la loro attività. La Dengue però non è che sia sparita dal mondo. Immaginiamo cosa sarebbe accaduto se questo si fosse verificato non a fine settembre ma ai primi di giugno: sarebbe stata una catastrofe per il turismo. Dobbiamo fare disinfestazione e dobbiamo fare di tutto per far sì che non ci siano i luoghi dove le zanzare si possano sviluppare, bisogna impegnarsi perché l’alternativa è la Dengue. Ci sono stati nel mondo milioni di casi e migliaia di morti: dicono che questa malattia è lieve ma non lo è perché in 1 caso su 20 si finisce all’ospedale e si possono aver problemi molto gravi, non va sottovalutata. Se non ci sono le zanzare, non c’è la Dengue”.
Il nuovo farmaco per la bronchiolite
L’immunologo è intervenuto anche sul nuovo farmaco contro la bronchiolite: “È un virus pericolosissimo per i bambini molto piccoli, con meno di un anno e in particolare meno di 6 mesi, perché dà problemi respiratori seri che possono anche lasciare asma e altre cose non simpatiche nel prosieguo della vita. Fortunatamente però la scienza è riuscita a trovare un farmaco che si chiama Nirsevimab ed è fantastico: se lo somministriamo a un bambino questo è protetto per tutto il periodo in cui questo virus circola, che va più o meno da ottobre fino a marzo/aprile. Quindi questo farmaco può essere dato ai bambini piccoli per coprirli contro questa infezione per tutto il periodo in cui sono a rischio e ha un’efficacia probabilmente superiore al 90%. La Lombardia ha fatto un lavoro accurato: l’anno scorso ci sono stati più di 3.000 ricoveri e sono stati spesi per questi ricoveri, perlopiù di bambini sotto i 6 mesi, quasi 15 milioni di euro. Un ricovero di un bambino costa 4.000 euro, un ricovero in terapia intensiva costa 15.000 euro. Io mi rifiuto di mettere un prezzo su queste cose perché quando un bambino è in terapia intensiva, come sta? Come stanno i genitori? Un genitore che ha un figlio neonato, in ospedale, come lavora? Come produce? Non c’è una cifra che può essere quantificata… come è successo in Spagna, come è successo in Germania, alcune Regioni hanno deciso di fornire gratuitamente a tutti i neonati questo farmaco. È una scelta costosa ma conveniente, prevenire è meglio che curare. Non fermiamoci alla convenienza economica, perché non si può considerare solo quella, anche se non fosse conveniente dovremmo farlo, ma in questo caso è anche conveniente. C’è stato purtroppo un provvedimento che diceva che le Regioni che non avevano i conti a posto sulla sanità non potevano dare il farmaco gratuitamente. Questo ha provocato una sollevazione perché fortunatamente qui da noi il concetto che ci si possa curare solo se si hanno i soldi non è passato. La situazione sembra “tramontata” ma sta sorgendo inoltre un altro problema: non sono stati fatti gli ordini per il farmaco. Speriamo che in qualche modo sia disponibile, sarebbe un peccato…”.