Baby bulle la costringono ad abbandonare la scuola, "e la scuola minimizza senza capire la portata del problema". E’ una storia di violenze, minacce e soprusi tutta al femminile quella che ha, come protagoniste, una gang di quattro studentesse di un istituto superiore di Pesaro. Lei, la vittima delle aggressioni, è una quattordicenne e che, già da dicembre dello scorso anno, si è trovata a fare i conti con un manipolo di ragazzine della scuola che l’hanno presa di mira coinvolgendola in vere e proprie risse e aggressioni. Le hanno sputato addosso, l’hanno minacciata e picchiata. L’anno scorso la famiglia ha anche formalizzato una denuncia per lesioni dopo che la ragazzina era stata portata in ambulanza al Pronto soccorso. Aveva un occhio nero e una lesione al cuoio capelluto perché le avevano tirato violentemente i capelli. Le compagne che hanno assistito al pestaggio hanno ripreso tutto con il telefonino e diffuso in rete le immagini. E con l’inizio del nuovo anno scolastico la musica non è cambiata, anzi. Il clima di inferno, per la ragazzina, è peggiorato e i genitori si sono rivolti a un avvocato che mercoledì scorso ha scritto al preside e al dirigente dell’ufficio scolastico provinciale denunciando tutto e chiedendo alla scuola di non rimanere inerte. La ragazzina è a casa già da alcuni giorni e i genitori stanno pensando di farle cambiare istituto. Nei prossimi giorni presenteranno una nuova querela alle forze dell’ordine. La lettera dell’avvocato racconta episodi precisi.
Uno di questi è accaduto a metà ottobre. L’adolescente si era rifugiata nel bagno della scuola. Era scappata lì, impaurita dalla gang, aveva chiesto al preside di tornare a casa e si era sentita poco bene. Una delle baby bulle l’avrebbe raggiunta in bagno dicendole: "Vuole andare a casa oggi? O vuole riandare al pronto soccorso? Gli taglio la gola!". "Sento puzza di merda!" sarebbe stata l’esclamazione di una ragazzina della gang quando, la mattina di Halloween, indicando l’adolescente che si trovava lì, l’avrebbe mortificata sghignazzando con le amiche.
"lo dormo tranquilla alla notte, so quello che ho fatto e a me non dispiace per niente, io faccio le cose per un motivo che so solo io. Non mi interessa di quello che è successo". Sarebbe stata questa stata la spiegazione di una delle giovanissime bulle durante un incontro chiarificatore di pochi giorni fa. Una posizione che non ammetteva repliche, detta a muso duro, senza mostrare il minimo cedimento. La famiglia chiede alla scuola di intervenire e di farlo in maniera efficace. Hanno provato, senza successo, a parlare con le insegnanti e contestano un atteggiamento di inerzia nei confronti della scuola.
"Durante l’incontro avvenuto con la coordinatrice di classe e un’altra insegnante – è la contestazione che si legge nella lettera indirizzata al preside e all’ufficio scolastico –, non si è palesato alcun comportamento che potesse far intendere che tali docenti avessero finalmente compreso la gravità dei fatti e la consapevolezza di riuscire a distinguere la vittima dalla carnefice. Le docenti si rivolgevano, infatti, blandamente e bonariamente alle ragazze dapprima rimproverandole entrambe e poi invitandole semplicemente a calmarsi. Del tutto inopportuna e ancor più inappropriata la frase della coordinatrice rivolta alla ragazza uscita dalla classe: ‘Avete preparato i guantoni? Siete pronte per l’uno contro uno che ci sarà in palestra adesso?’. Poi arrivate in palestra, la coordinatrice avrebbe continuava affermando: ‘Mantenete le distanze e riscaldatevi’. E’ evidente che tali episodi di bullismo non possono essere mascherati scherzosamente da innocue scaramucce adolescenziali".