REDAZIONE PESARO

Boattini, auto che hanno fatto storia: "Non le venderei per un miliardo"

Dalla Rolls che ospitò il Duce alla Benz del 1894, la prima a quattro ruote: "Per me sono come figli"

Boattini, auto che hanno fatto storia: "Non le venderei per un miliardo"

"Dentro ogni auto d’epoca ho appeso un corno rosso", dice Galeazzo Boattini, 85 anni dietro l’angolo.

E perché?

"Per l’invidia".

In un grande salone sotto la sua concessionaria in via Jesi trovi un po’ di storia, compresa Rolls di Villa Feltrinelli che ospitò il Duce per due anni. La curiosità? Due chilometri con un litro. Poi l’Alfa Romeo 1750 Zagato appartenuta a Luciano Mochi Zamperoli con cui partecipò alle 1000 Miglia. Per arrivare ad una Fiat 500 splendidamente restaurata "di proprietà di un farmacista dell’entroterra che aveva rimesso a nuovo per il viaggio di nozze della figlia, la quale gli rispose ‘ma io secondo te potrò andare in viaggio di nozze con questa macchina?‘. Il giorno dopo mi chiamò: ‘mia figlia mi ha dato una grande delusione, la vuole comprare lei la 500? mi disse‘. Cosa che ho fatto", racconta Boattini. Poi il gioiello: la Benz del 1894 "la prima auto al mondo a 4 ruote, non ce l’hanno nemmeno al museo di Stoccarda", continua. Auto d’epoca? Per lui figli "e non vendo nemmeno se mi offrono un miliardo", dice.

Un dispiacere legato alle auto?

"Il fatto che tutti quelli che in città organizzano le sfilate di macchine d’epoca non mi abbiano mai chiamato. Né a me e nemmeno a Mochi Zamperoli. Mi conoscono in tutta Italia, ma qui...".

Un ‘figlio’, Boattini, di due personaggi che hanno segnato il dopoguerra in città. "Non solo venivo considerato un figlio da Mochi Zamperoli ma anche da Filippo Benelli: per 30 anni sono andato a mangiare nella sua villa di viale della Repubblica". Giri per il salone e trovi un prototipo "che aveva inventato Filippo Benelli per far concorrenza alla Vespa che aveva il motore solo da una parte e quindi sbilanciato..."; quindi anche la Vespa di Marzio Ciano il nipote del Duce.

Perché c’è un filo conduttore tra Mussolini e la famiglia Boattini: tutti nati a Predappio e in una foto-ricordo c’è il padre di Boattini con donna Rachele, la moglie di Mussolini. "Mio padre – racconta Boattini – era concessionario Fiat a Forlì e quando venne riorganizzata la rete vendita gli offrirono la concessionaria di Pesaro. Avevo 11 anni quando sono arrivato qui ed aprimmo la Scap. Lavoravo alla Lancia per Filippo Benelli poi un giorno Mochi Zamperoli mi offrì di andare a lavorare per lui. Cosa che feci. E quando decise di passare alla costruzione dei motoscafi mi cedette la concessionaria dell’Alfa in fondo a Corso XI Settembre: era il 1961".

Sì, ma tutte queste macchine da collezione?

"Alcune me le ha date Mochi. Ma io giro sempre con un assegno in bianco in tasca. Perché a volte gli affari capitano così, per caso", dice sollevando una mini auto appartenuta proprio a Filippo Benelli, quindi una Juaguar acquistata in California.

Era l’Italia con il sole in bocca, la sua. Ed un gruppo di giovani, di cui Boattini era uno dei leader, spopolava: rappresentavano la versione locale di Gigi Rizzi, il playboy che conquistò Brigitte Bardot. Perché i motori vanno sempre in coppia con le donne. Anche se sull’argomento donne tutti invocano il Quinto Emendamento e cioè la facoltà di non parlare. Perché le amicizie spaziavano anche al mondo del cinema e dello spettacolo "a casa mia ho avuto ospite sia Johnny Dorelli che Franco Califano". Quest’ultimo conosciuto al ‘Paradiso’ di Rimini. Luogo da dove partì il famoso... colpo di Stato a San Marino. "Con degli amici di Rimini – racconta Boattini – lasciammo il Paradiso per andare ad una festa al casinò. Entrammo e scoppiò una rissa con alcuni sanmarinesi. Arrivarono i gendarmi che ci caricarono su una camionetta e ci accompagnarono alle carceri: altra scazzottata con i gendarmi che cadevano a terra come birilli. Per tre giorni dietro le sbarre e tutte le mattine Tullio Giacomini, che era sanmarinese, arringava i passanti dal terrazzo. Da lì le lettere inviate al presidente degli Stati Uniti e via dicendo. Io ero stato nominato ministro dei trasporti", ricorda Boattini. Arrestati? "Ma no, nessuno ci ha mai arrestato".

Testimone di un mondo finito, Boattini, faceva parte del bar Ariston, il locale dei fighetti: "Noi non avevamo bisogno di mostrare, noi eravamo. Arrivavano giovani che volevano insersi e uscire con noi ed avrebbero fatto di tutto. Erano i nostri donzelli: uno girava sempre con la bandiera americana alle spalle di Marzio Ciano. Sa che eredità ebbe Marzio Ciano? No? 400 milioni di lire. Tante macchine, molte sfasciate, tutto dilapidato e la moglie portata via dal fratello".

Lei non propriamente di sinistra, ha avuto vita facile?

"Mai avuto problemi anche perché avevo molti amici anche a Villa Fastiggi". Cartolina dalla Belle Epoque cittadina quella di Boattini con un vissuto un po’ "birichino": perché fu anche un campioncino di hockey a rotelle e uno degli inventori de "La sbornia fissa", corsa in bici particolare: le auto al seguito avevano sul tettuccio una damigiana di vino.

m.g.