E’ arrivato fino al tavolo del ministro della Giustizia Carlo Nordio il caso del bambino di due anni e 9 mesi, che da quando ne aveva appena 7 era stato affidato a una famiglia, ma che ora una sentenza ha stabilito debba rientrare nel suo nucleo d’origine, dove la madre biologica e i nonni materni intendono crescerlo. A portare il caso all’attenzione del governo ha pensato l’onorevole del Pd Irene Manzi, che ha presentato l’atto insieme ai colleghi Augusto Curti e Anthony Barbagallo. "Da articoli di stampa – scrive Manzi – si apprende della vicenda di un minore di pochi mesi che, sin dalla nascita ha vissuto in un istituto poiché la madre, non essendovi il padre, risulta affetta da gravi problemi di salute mentale; il caso viene segnalato al Tribunale per i minorenni di Ancona che affida il minore a una coppia idonea sia all’adozione nazionale sia internazionale, in attesa dal 2018, con la formula dell’’affido a rischio giuridico’; il minore, che nel frattempo, come risulterebbe dagli atti processuali e da numerose Ctu, si è perfettamente ambientato sviluppando un rapporto di forte attaccamento alla coppia che lo ha accolto, finisce al centro di una contesa da parte dei nonni naturali; la sentenza di primo grado riconosce il corretto svolgimento dei compiti genitoriali, e conferma la decisione dell’affido sine die; con il ricorso in appello si riapre il processo e viene nominato un tutore: il Tribunale decide di riassegnare il minore alla famiglia di origine, prevedendo che a partire dal 3 novembre 2024 trascorra cinque notti la settimana nella famiglia d’origine per poi troncare definitivamente i rapporti con gli affidatari; il tutore incaricato non ha ritenuto di proporre appello".
Manzi interroga il ministro per sapere "se ritenga opportuno, nel rispetto della magistratura, valutare di adottare iniziative anche normative di sua competenza – in sinergia con il Parlamento – volte a monitorare l’applicazione, anche alla luce del fatto specifico esposto, delle normative in materia, nonché ad integrare il quadro normativo al fine di garantire la migliore e costante tutela del superiore interesse del minore in armonia con il quadro costituzionale e la giurisprudenza". Il ministro è chiamato a rispondere in forma scritta, ma i tempi in cui lo farà non sono prevedibili. "Ho ritenuto di presentare questo atto – spiega Manzi – dopo che Alessia Morani mi ha messo in contatto con la famiglia. Si tratta di una situazione molto delicata, e il Parlamento non può certo interferire con l’attività giudiziaria. Ma è una vicenda che ha toccato il cuore di molti e ho ritenuto di dovermene interessare, anche alla luce del fatto che è in corso in commissione Giustizia l’esame di norme che riguardano proprio la materia dell’affido e delle adozioni. Uno dei temi è proprio quello della continuità degli affetti, un diritto che andrebbe garantito evitando passaggi traumatici e irrigidimenti, nel primario interesse del bambino".