E’ un bambino di 2 anni e 9 mesi. Un bambino felice, che da quando aveva 7 mesi vive assieme ai genitori affidatari, una coppia pesarese che lui chiama mamma e papà. Una mamma e un papà, sia pure non biologici, che sentono quel figlio come carne della loro carne, ed ora lottano per tenerlo con sé, chiamando a sostegno tutta la città, con una raccolta firme online (già oltre tremila le sottoscrizioni) che cresce di minuto in minuto. Ma quel bimbo, a pochi chilometri di distanza, ha anche una mamma biologica e due nonni materni che desiderano crescerlo. E ora, forti di una sentenza del giudice, intendono farlo. Il trasferimento è imminente.
Una storia che mescola amore, dolore, speranze, aspettative. Così la raccontano i genitori affidatari: "Ad agosto 2018 abbiamo presentato domanda per la disponibilità all’adozione nazionale e internazionale al Tribunale dei minori di Ancona. Il 10 agosto 2020 siamo stati convocati per un primo incontro con un giudice onorario del Tribunale dei minori di Ancona. In sede di colloquio ci fu fatta la fatidica domanda: ’Accettate il rischio giuridico?’. Ci è stato detto che i bambini che tornano dalle famiglie di origine sono casi estremamente rari. Purtroppo abbiamo visto che non è così".
Dopo l’idoneità all’adozione, la coppia ha ricevuto il primo contatto con il piccolo: "Ci fu detto che aveva 7 mesi, che la famiglia d’origine abitava poco distante da noi e che avevamo solo 24 ore per decidere se accettare o meno, nonostante le scarse informazioni ricevute. Nell’arco di 13 giorni dal primo incontro, quel bambino è arrivato a casa nostra: era l’11 ottobre 2022. Siamo stati travolti da un vortice di emozioni, di cambiamenti e di amore immenso". Tra dicembre 2022 e marzo 2023 il consulente tecnico d’ufficio del tribunale (Ctu) formula una perizia sulla famiglia d’origine e anche sul rapporto del piccolo con gli affidatari. "La nostra idoneità come coppia ad accogliere un bambino era già stata ’blindata’ da due decreti emessi dal Tribunale dei Minori di Ancona, oltre a tanti colloqui avuti con psicologi e assistenti sociali, rispetto ai quali non ci siamo mai sottratti".
A febbraio 2023 la coppia, in un colloquio con il Ctu, dà piena disponibilità per far incontrare il piccolo con la sua famiglia d’origine: "Abbiamo sempre accompagnato il piccolo agli incontri con la madre biologica e con i nonni, incontri che avvenivano nelle strutture comunali, con degli operatori a sorvegliare, senza che avessimo rapporti diretti con nessuno di loro: il bambino veniva ’consegnato’ a un educatore e tutte le sue reazioni, anche molto forti, sono state documentate ai servizi". A settembre 2023 il giudice di primo grado del tribunale dei minori di Ancona proroga l’affido confermando la permanenza del bambino dalla famiglia affidataria e stabilisce, una volta a settimana, incontri con la madre biologica e i nonni. Ma rispetto alla sentenza di primo grado, la famiglia biologica presenta ricorso, che la corte d’appello ad aprile accoglie. La conseguenza è il trasferimento definitivo e imminente del bambino alla sua famiglia d’origine.
Gli affidatari sono tutelati dagli avvocati Isabella Bavai ed Anna Bartoli dello studio Bartoli. "E’ un caso emblematico che evidenzia un vuoto normativo, ad oggi non colmato neppure dalla giurisprudenza – dice l’avvocato Bavai –. Non è un discorso di errori o disfunzioni del procedimento, ma il fatto è che c’è un bambino di 2 anni e mezzo che viene tolto dall’unico nucleo affettivo che conosce e il cui destino viene deciso senza che i genitori affidatari abbiano avuto la possibilità di essere ascoltati. I miei assistiti non hanno potuto visionare nulla della vicenda processuale, sono estromessi dal giudizio perché secondo la legge non sono parte del procedimento: un ricorso in Cassazione verrebbe rigettato per mancanza di legittimazione. Da qui la nostra istanza, al momento senza esito, rispetto a quanti sono legittimati a farlo: il tutore, la procura..."
E’ questa la lacuna, secondo l’avvocato Bavai, oltre a una "mancata previsione sulla continuità affettiva che non assicura la presenza degli affidatari nella vita del minore, lasciando la scelta alla volontà della famiglia naturale". In definitiva, per l’avvocato Bavai, è una materia troppo delicata "per essere governata da una legge ormai datata".
Alessio Zaffini
Benedetta Iacomucci