Dategli una campagna elettorale e lui la trasformerà in oro. Andrea Biancani è il nuovo sindaco di Pesaro, lo è al primo turno e con un risultato che non è mai stato davvero in discussione. Ha vinto col 60,60%, staccando di 25 punti Marco Lanzi, l’ex vice commissario di polizia che si è trasformato in un ottimo candidato di centrodestra, considerando che ha avuto solo un paio di mesi per la mutazione. Non poteva fare molto di più. Peraltro Biancani, come se non bastassero tutti i fattori favorevoli su cui poteva contare, ha avuto dalla sua anche chi gli ha tirato la volata in modo straordinario: il trionfo di Matteo Ricci – 100mila preferenze complessvie, 51mila nelle Marche, 11.734 solo a Pesaro – ha contribuito a portare il Pd in città oltre il 40% alle Europee, roba che non si vedeva dai tempi di un altro Matteo, Renzi. L’ultimo fortino del Pd marchigiano non solo ha retto, ma ha respinto vigorosamente la marea montante del centrodestra che aveva travolto tutto, prima in Regione e poi l’anno scorso ad Ancona. Se ora ci sarà un’ondata di reflusso del Pd nel resto delle Marche lo scopriremo solo vivendo, ma intanto Pesaro ha dato un segnale forte e chiaro: qui non si passa.
Non hanno superato la soglia di sbarramento, e quindi non saranno rappresentate in consiglio comunale, le due liste civiche guidate dall’avvocato Pia Perricci ("Vieni Oltre") e dall’albergatore Fabrizio Oliva ("Spazi liberi"): sostanzialmente era prevedibile anche questo. L’inevitabile debolezza dei candidati esterni ai due grandi gruppi ha limitato la dispersione dei voti e li ha dunque concentrati sul centrosinistra e sul centrodestra, con la conseguenza che entrambi hanno fatto meglio di cinque anni fa: Biancani è andato oltre il 57% di Ricci nel 2019, Lanzi ha ottenuto il 35,19% contro il 29,90% di Nicola Baiocchi, candidato sindaco allora.
Definito il duello principale, ci sono poi quelli delle liste interne alle coalizioni. E nel centrosinistra succede quello che avevamo anticipato: la lista "Biancani sindaco" è andata fin troppo forte, addirittura oltre il 15%, molto più della lista gemella che Ricci presentò 5 anni fa e che si fermò all’11%. Il risultato è che la lista Biancani ha drenato voti soprattutto al Pd, il che avrà conseguenze anche sulla ripartizione dei consiglieri. Per intenderci: i Dem sono passati dal 40% incassato alle Europee al 27% delle comunali, dato inferiore di 4 punti anche a quello di cinque anni fa (era il 31%). Al terzo posto si è piazzata ‘Una città in Comune’ di Enzo Belloni, che ha confermato la percentuale di cinque anni fa. Peggio di tutti è andata al Movimento 5 Stelle: nel 2019 si presentarono da soli e presero quasi il 10% (che all’epoca già non fu un gran risultato), ieri sono crollati a meno del 4% stando in coalizione con il centrosinistra. Hanno superato il 3% anche la lista ‘Forza Pesaro’ di Mila Della Dora e l’Alleanza Verdi Sinistra (peggio però delle Europee) mentre non ce l’ha fatta "Il Faro" del San Bartolo: insomma, quasi tutti avranno almeno un consigliere. E da oggi questi saranno problemi per Biancani, perché un conto è vincere – e lui lo sa fare benissimo – un conto è mettere d’accordo le varie anime dell’alleanza: su questo dovrà mettersi alla prova.
Nel centrodestra, Fratelli d’Italia ha avuto un andamento simile a quello della Lega cinque anni fa: dal 27,38% preso alle Europee è crollata al 14% delle Comunali. Peggio di tutti è andata a Forza Italia, che non ha superato lo sbarramento e resta dunque fuori dal consiglio comunale, male i Civici Marche (la lista, per intenderci, che ha candidato Andrea Boccanera, ideatore del progetto sociale Utopia). La Lega ha strappato un non esaltante 5%, mentre sono andate bene le due liste civiche: quella collegata a Lanzi, intorno al 6%, e "Pesaro Giovani", al 4%: la sorpresa più bella.