ALICE MURI
Cronaca

Battaglia per i salari. Sciopero metalmeccanici. Presidio alla Rivacold

Indetto dai sindacati nazionali dopo la rottura delle trattative su aumenti e orari. Manifestazione davanti all’azienda della famiglia Vitri: "È un caso emblematico".

Indetto dai sindacati nazionali dopo la rottura delle trattative su aumenti e orari. Manifestazione davanti all’azienda della famiglia Vitri: "È un caso emblematico".

Indetto dai sindacati nazionali dopo la rottura delle trattative su aumenti e orari. Manifestazione davanti all’azienda della famiglia Vitri: "È un caso emblematico".

Sciopero di otto ore nella giornata di ieri per i metalmeccanici che in mattinata si sono riuniti in presidio di fronte alla sede della Rivacold di Vallefoglia. Le motivazioni che li ha portati ad incrociare le braccia è stata la rottura delle trattative con Federmeccanica, che dopo sei mesi di confronto, ha rigettato la piattaforma presentata da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm con la richiesta di aumento salariale di 280 euro e la riduzione di orario di lavoro (da 40 ore a 35) a parità di stipendio.

Ieri in presidio circa 150 lavoratori: "Abbiamo scelto di protestare di fronte alla sede della Rivacold (azienda appartenente al gruppo Vag) – dice Paolo Rossini, segretario della Uilm Pesaro – perché si tratta della seconda azienda del settore più grande nel pesarese, avendo circa 1500 dipendenti, ma è una realtà che nonostante abbia bilanci sempre in crescita, che al momento sta andando bene, non fa cassa integrazione e ha un prestigio a livello internazionale, rifiuta ogni trattativa che riguarda il premio di risultato dei dipendenti. Per quanto riguarda i premi, Federmeccanica/Confindustria ci ha rimandato alla contrattazione di secondo livello e quello della Rivacold è proprio uno dei casi dove non viene effettuata".

Marco Pazzaglini, segretario provinciale Fiom-Cgil aggiunge: "Abbiamo indetto questo sciopero – dice – per dare un segnale alle aziende che non arretriamo su dignità del lavoro e diritti. Siamo molto soddisfatti dai dati di adesione. Federmeccanica si è rifiutata di aprire ogni trattativa per la piattaforma che abbiamo presentato tanto che, per quanto riguarda l’aumento salariale, ci dice di attuare la contrattazione di secondo livello con richiesta di premi nelle aziende. Una contrattazione non obbligatoria, ma a discrezione delle aziende: se in alcuni casi nel nostro territorio ci sono realtà che hanno riconosciuto premi ai lavoratori, altre si sono invece rifiutate".

Al presidio anche Maria Grazia Tiritiello, segretaria regionale Uil Marche: "Lo sciopero è stato proclamato unitariamente dalle tre sigle sindacali dopo la rottura della trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro nazionale. Si sono tenuti presidi in tutte le Marche, perché questo è un settore strategico per la regione dove sono impiegati circa 64mila lavoratori". Ad intervenire anche il segretario di Fim-Cisl Marche, Mauro Masci: "Ottimi risultati per quanto riguarda l’adesione allo sciopero, con un dato medio regionale di adesione tra i lavoratori metalmeccanici dell’80%, con punte fino al 100%. Nel pesarese ottima adesione alla Benelli Armi (circa il 70%). Non abbiamo voluto organizzare solo presidi ma anche assemblee con i lavoratori per spiegare loro la situazione e abbiamo avuto tanti consensi. Qualora le trattative non si riapriranno proseguiremo con le iniziative di lotta per il rinnovo di un equo contratto nazionale".