NICHOLAS MASETTI
Cronaca

"Bar aperti e circoli chiusi La legge fa figli e figliastri"

La protesta dei titolari di attività riservate ai soci, ai quali i Dpcm non consentono di lavorare "Cosa abbiamo di diverso? Le perdite ammontano al 70%, stiamo buttando via la merce"

di Nicholas Masetti

Stessa partita Iva e stesse tasse dei bar, ma il Dpcm li vuole chiusi. È questa la storia dei circoli, considerati luoghi di assembramento dal governo. "Ma noi siamo bar a tutti gli effetti", lamenta Michele Gaudenzi del circolo Ace Ten di Loreto. Ecco, un circolo ha un bar. Un circolo può fare attività di gastronomia o di ristorazione. "Ma a detta del Dpcm per noi sono attività secondarie", prosegue Michele appoggiato al bancone vuoto. Fino a inizio 2021 di sicuro il suo portone rimarrà chiuso. Come per lui, anche per i nove colleghi di Pesaro che non stanno lavorando: il Movida di Villa San Martino, il Rossini in Baia Flaminia, il Mengaroni e l’Amatori in centro, il Miscela04 vicino al Ledimar, Amici della Vis e Csb a Pantano, il circolo del Porto e quello di Vismara. Quartieri diversi, ma stesso pensiero. I bar sono aperti, noi perché no?

Gaudenzi si è fatto portavoce del gruppo nato su WhatsApp che venerdì scorso ha incontrato l’amministrazione comunale. L’assessore alle Attività economiche Francesca Frenquellucci ha confermato la chiusura come da Dpcm, idem i vigili urbani e la Prefettura. "Il sindaco Matteo Ricci si sta muovendo per farlo presente al governo", spiega Michele. Dietro di lui ci sono secchi, scope e stracci. "Domenica sono venuto al circolo – prosegue – con la speranza di poter aprire". Invece no. I biliardi continuano ad essere coperti, i giochi rimangono inscatolati, la briscola, invece, arriva solo sul conto corrente.

"La perdita rispetto al 2019 è del 60-70%, stiamo buttando via la merce". E pensare che i circoli, a livello di spazi e a differenza di tanti bar affollati presi d’assalto già domenica scorsa, il distanziamento lo rispettano: "Locali così grandi come i nostri non si trovano. Stiamo chiedendo di aprire anche togliendo i servizi del circolo, ma almeno vogliamo il bar, cosa che ci spetta", continua Michele, stanco di queste continue chiusure che gli hanno tolto, come ai colleghi, 5 mesi lavorativi su 12. Anche le tessere fatte dai clienti, e oggi inutilizzate, rischiano di dover essere rimborsate.

La domanda è dietro l’angolo: "Con cosa campo? Del decreto ristori quater, neanche l’ombra". Ma la paura di chiudere definitivamente Michele non ce l’ha: "Ho forza e volontà di continuare", assicura. Nella chat i proprietari dei circoli si inviano messaggi, audio, leggi. Il punto F del Dpcm è quello che impedisce loro di riaprire. L’allegato invece, a pagina 50-51, fa ancora più confusione sull’attuale situazione. Ma i gestori del circolo ora temono una cosa: "I nostri clienti abituali tesserati ora si ritrovano a far assembramenti da altre parti. Se si fidelizzano lì, non vengono più da noi. Il rischio – conclude Gaudenzi – è quello di ripartire da zero".