REDAZIONE PESARO

Banche, due pesi sue misure

Pesaro, 23 dicembre 2015 - Ma se il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, per difendere una delle più importanti istituzioni nazionali, deve recarsi in televisione, e soprattutto ad una trasmissione intitolata ‘Che tempo fa’ vuol forse dire che la situazione è grave, ma come sempre accade, non è seria? Possibile che non c’era un palcoscenico diverso per esprimere l’inevitabile difesa d’ufficio in un momento oltremodo difficile per l’istituzione presieduta, nel suo passato, da Carli, Ciampi, Baffi e Draghi? Evidentemente la società della comunicazione e del web ha ormai spappolato non solo i partiti e la Chiesa cattolica, ma anche soldi e centenarie istituzioni. Certo, a Bankitalia c’è stato il precedente di Antonio Fazio con tutte le sue disavventure culminate con le dimissioni. Ma arrivare a Fabio Fazio come ‘microfono’ delle proprie virtù può far solo arrabbiare chi, come gli azionisti e gli obbligazionisti di Banca Marche, sono stati largamente depredati dei loro beni.

Anche nei contenuti, la difesa d’ufficio risulta sempre indigesta, anche se arriva da personaggi di alto profilo. E per quanto riguarda Banca Marche (azioni non quotate, salvataggio impedito a differenza di Mps, commissariamento prolungato per due anni in maniera più che discutibile) anche dimenticandosi oggettive responsabilità della vigilanza negli anni ruggenti di Bianconi. Oppure perché a cavallo tra 2012 e 2013 con Banca Marche si è usato il bastone e con altri istitui di credito (comprese le due popolari venete poi arrivate acnhe loro sull’orlo del precipizio) la carota? Chi ha impedito, dentro Bankitalia e forse anche fuori, il tentativo di salvataggio messo in piedi da Rainer Masera prima del commissariamento?

Sarebbero possibili anche altre domande se ci fosse una vera trasparenza bancaria, compresa quella relativa ad un presunto piano di salvataggio preparato dai commissari nella prima fase della loro attività di cui non ci sarebbe più traccia. Chi è stato, dentro Bankitalia, a premere sull’acceleratore degli accantonamenti ripetuti per i crediti deteriorati fino ad arrivare a dei livelli insostenibili? In realtà Bankitalia avrebbe voluto risolvere la situazione all’interno del sistema bancario, facendo intervenire il Fondo interbancario, tenendo così il prezioso risparmio nazionale al riparo. La soluzione Tercas, per intenderci, che era possibile anche per Banca Marche. Invece no, cosìcché i risparmiatori marchigiani hanno pagato più degli altri, perché potevano essere salvati ben prima degli altri. E’ questa è una delle responsabilità di Bankitalia. Quella del governo Renzi è altrettanto evidente: aver concesso all’Europa la ‘testa’ dei risparmiatori delle 4 banche, pensando di avere il via libera su una finanziaria che incrementa ulteriormente il deficit pubblico. Di qui l’esultanza di qualche parlamentare Pd poco attento e la successiva difesa d’ufficio del governo. 

Ma il danno maggiore per il governo è un altro: la mancanza di difesa reale e totale del risparmio. Chi mette i soldi in una banca deve essere al sicuro. A meno di non volere - come i tedeschi - che siano risparmiatori italiani a pagare. E così mentre la Germania e il Portogallo salvano le loro banche pubbliche con i soldi statali, i risparmiatori marchigiani devono pagare per gli errori altrui. E’ chiaro che c’è qualcosa che non torna.