ELISABETTA ROSSI
Cronaca

Il bagnino eroe di Pesaro: "Salvare vite è il mio lavoro"

Luca Pasquinelli, 24 anni, racconta i soccorsi di bagnanti in balia delle onde alte. Ieri è riuscito a portare a riva un sacerdote

Luca Pasquinelli (a sinistra) insieme al suo maestro, Alessandro Vichi

Luca Pasquinelli (a sinistra) insieme al suo maestro, Alessandro Vichi

Pesaro, 20 agosto 2021 - Due soccorsi in due giorni. L’angelo in canottiera rossa è di nuovo volato dalla sua torretta per lanciarsi in mare e portare in salvo bagnanti in balia delle onde. Ieri mattina è riuscito a riportare a riva un sacerdote di un paesino nell’entroterra pesarese strappandolo ai cavalloni e alla morte. Lo racconta come se avesse fatto la cosa più normale del mondo. Il giorno prima, stessa scena, ma esito diverso. Ha ripescato dal mare il noto consulente pesarese di 71 anni, Alberto Andreani, che purtroppo non ce l’ha fatta. Quando lo ha portato sulla battigia per affidarlo alle cure dei sanitari del 118, un infarto gli aveva già devastato il cuore.

L’eroe che ha messo a segno il doppio soccorso è Luca Pasquinelli, 24enne pesarese, bagnino di salvataggio che ogni giorno veglia sul suo tratto di litorale e sul suo popolo di bagnanti. "Non ho fatto niente di strano, ho fatto solo il mio lavoro – taglia corto Luca dalla cima della torretta –, non ho voglia di dire niente. Parlo solo se il mio capo, quello che mi ha insegnato questo lavoro, mi dà l’ok a parlare". L’ok arriva, Alessandro Vichi, 46 anni, pesarese, acconsente.

Luca, come si è sentito quando ha riportato a riva il 71enne che poi non ce l’ha fatta? "Purtroppo è finita male. Ce l’abbiamo messa tutta. Ma il malore non gli ha lasciato scampo. Ho notato quell’uomo in difficoltà. Ho avvisato i miei colleghi e sono entrato subito in acqua col moscone e quando sono arrivato nel punto in cui si trovava non l’ho più visto. Il suo corpo era finito sott’acqua. L’ho cercato attorno a me e a un certo punto, dopo una manciata di secondi l’ho visto riemergere. Il suo corpo galleggiava tra le onde. Mi sono buttato e l’ho caricato sul pattino. Non è stato semplice. E poi sono tornato di corsa a riva. Nel frattempo erano accorsi anche gli altri miei colleghi".

Aveva già capito che la situazione era grave. "Lì per lì pensavo solo a salvarlo. Ero sotto adrenalina. Non pensavo che a riportarlo a riva".

E ci è riuscito benissimo. "Ma purtroppo non è bastato. Lo abbiamo defibrillato, un minimo di attività c’era perchè le scariche sono partite. Ma è stato tutto inutile. Il suo cuore non ha retto. I sanitari del 118, arrivati subito sul posto, hanno tentato di salvarlo in ogni modo".

Era la prima volta che le capitava di trovarsi di fronte alla morte di un bagnante? "Sì, non mi era mai capitato. Mi è dispiaciuto molto per lui".

Ieri però è di nuovo dovuto in tervenire per soccorrere quel sacerdote ed è finita bene. "Sì, sono contento".

Racconti come è andata... "Erano le 9 e mezza. Ero appena arrivato. Avevo preparato tutta la mia attrezzatura. A un certo punto noto quel bagnante in difficoltà. Lo sento urlare. Mi sono avvicinato, ho fischiato e lui è risucito a farmi un cenno con la mano. Mi sono buttato in acqua con il rescue can (il siluro di salvataggio, ndr) e l’ho raggiunto. Nel frattempo avevo allertato tutti gli altri. Il mio capo, Alessandro, ha preso il pattino ed è arrivato a recuperarci. Lo abbiamo caricato sul moscone e portato a riva".

Ma questa volta, il salvato era vigile e cosciente. "Non aveva bevuto. Era bianco e spaventato. Abbiamo allertato il 118, ma poi si è ripreso. Poi abbiamo scoperto che era un sacerdote. Anche lui un 70enne. Come il signore deceduto il giorno prima. La gente a volte rischia un po’ troppo. Entra in mare anche quando è mosso. E in questi giorni è stato molto mosso. Ci sono correnti che possono tenerti sotto. E se poi si ha anche un malore, la situazione può diventare davvero pericolosa. Ma per fortuna questa volta è andata bene".

Per fortuna, ma anche e soprattutto grazie a lei e ai suoi colleghi. "Ripeto che non ho fatto nulla di speciale, non sono un eroe, ho fatto solo il mio lavoro, quello che faccio ogni giorno".

Fine dei discorsi. Si concede per la foto, assieme al suo capo, al suo maestro. Poi, di nuovo al lavoro, in cima alla sua torretta, con gli occhi puntati sullo specchio di mare davanti a sé. Senza perdere mai di vista le decine di donne, uomini, bambini che fanno il bagno, loro sì più tranquilli perché sanno che Luca e gli altri sono lì accanto a loro.