Pesaro, 17 marzo 2018 - Non potevano credere ai loro occhi quando hanno visto l’estratto conto. Fatte le somme, quella badante era costata più di un Porsche Cayenne nuovo di zecca. Al netto dello stipendio, ovviamente. Perché quelle 100mila euro erano tutte extra. Dei «fuori busta» passati direttamente dal conto del «badato» nelle tasche della donna. Lei, 43enne romena, sposata, una figlia, residente a Pergola da tempo, chiedeva, e lui, 94enne, pergolese, sborsava.
Decimila euro per il dentista, 9mila euro per il bar, 5mila per la macchina, le voci più consistenti. Spunterebbero anche 2mila euro per pagare un presunto intervento sanitario. A rivelare il tutto è stato lo stesso 90enne davanti alle facce incredule della figlia e del nipote. «Perché lei è l’unica che mi vuole bene e si prende cura di me – avrebbe aggiunto - mentre voi non mi avete mai aiutato e non volete che la frequenti». Non solo. L’uomo avrebbe anche riferito che la badante gli avrebbe aperto gli occhi e fatto capire che loro, i parenti, volevano solo che morisse per incassare l’eredità.
Parole inaccettabili queste per la figlia e il nipote che a gennaio di quest’anno hanno deciso di rivolgersi agli avvocati Carlo Scalpelli e Roberto Biagiotti di Pesaro e di sporgere querela contro la romena per circonvenzione di incapace, truffa aggravata e appropriazione indebita. Il caso è già sul tavolo della Procura di Pesaro. Ma, qualche settimana fa, il novantenne è morto.
Tutto comincia nel 2013, quando la figlia assume la rumena per guardare il padre e la sua seconda moglie (deceduta 20 giorni prima del marito). Dalle poche ore dei primi tempi, l’assistenza della badante diventa presto h24. Il rapporto tra lei e il nonno si fa subito molto, diciamo così, «esclusivo». Così per il periodo di quattro anni, fino quando a novembre dello scorso anno, la donna annuncia di interrompere l’assistenza per avviare un lavoro in proprio. Nel frattempo, i parenti notano che l’atteggiamento dell’uomo è sempre più ostile nei loro confronti. Ed è lui stesso ad ammetterlo. Oltre a rivelare tutti i prestiti alla donna.
Tra cui quei 2mila euro che dovevano servire per un intervento sanitario in clinica privata: «Voglio stare con te e non più con mio marito» avrebbe detto più volte al 90enne, il quale le avrebbe però pagato anche alcune rate del mutuo della casa coniugale. Alla figlia è bastato rivolgersi alla banca per avere conferma di quei prelievi continui. Ora la parola alla procura, che potrà attivare l’inchiesta in base alle denuncia presentata dai parenti.