Negli ultimi 10 anni nella provincia di Pesaro e Urbino sono scomparse circa 7000 imprese artigiane. E contrariamente a quanto è accaduto in altri territori, dove al calo di attività da parte di imprenditori italiani si è contrapposto un aumento dell’imprenditoria straniera, nella nostra provincia questo non è avvenuto. A fotografare la situazione è l’ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha elaborato i dati di Infocamere relativi al periodo 2013-2023.
Nel dettaglio, nella provincia di Pesaro e Urbino, si è registrato un calo totale di 6.972 imprese, ma se nel resto d’Italia, le imprese attive guidate da titolari nati all’estero sono aumentate del 29,5%, la nostra è una delle sole sette province italiane dove ad essere negativo è anche il saldo di imprese straniere, dove si è registrato un calo di 41 attività.
Le cose a dire la verità non vanno meglio nelle altre province marchigiane, dove a "salvarsi" è soltanto Ascoli Piceno (anche se il saldo totale rimane negativo e in dieci anni si è registrato un calo di oltre 3mila imprese). Ultima in classifica è invece Macerata: 6419 le imprese "scomparse" negli ultimi dieci anni, di cui 487 sono straniere, dato questo che la mette ultima sul fronte delle imprese straniere .
Tornando al territorio pesarese, la Cgia di Mestre nel suo report fotografa anche il numero totale di imprenditori stranieri presenti oggi nella nostra provincia: 4.666. Secondo la Cgia di Mestre, il calo delle imprese artigiane è dovuto in parte alla tendenza demografica negativa registrata in questi ultimi anni nel nostro Paese, ma la ragione principale va ricercata nell’eccesso di "tasse, burocrazia, caro-bollette, e costo degli affitti".
I settori in cui investe maggiormente l’imprenditoria straniera, secondo i dati di Infocamere elaborati dalla Cgia di Mestre, sono commercio e l’edilizia, due settori che incidono per il 60% sul totale delle imprese straniere presenti in Italia. "Durante gli ultimi dieci anni presi in esame – dice Moreno Bordoni, segretario Cna Marche – tra guerre, crisi economiche ed aumento dei prezzi è accaduto veramente di tutto e nella provincia più artigiana d’Italia come quella di Pesaro era fisiologico si verificasse un calo importante dell’imprenditoria artigiana, compresa quella straniera. C’è da sottolineare però un dato: sempre più spesso accade, soprattutto per le nuove attività magari legate alle nuove tecnologie, che tante partite Iva non si registrano più all’albo degli artigiani (pur rientrandoci) ma preferiscono aprire attività come liberi professionisti".
A condividere questo ultimo punto anche Marco Pierpaoli, segretario di Confartigianato Imprese Ancona e Pesaro-Urbino, che aggiunge: "Fare impresa è diventato sempre più complesso, anche per la tassazione sempre più elevata e l’aumento dei costi delle materie prime – dice –. E’ vero che il saldo delle imprese artigiane è negativo in questi ultimi dieci anni nelle Marche, ma bisogna anche valutare anche la consistenza delle imprese. Ben vengano invece politiche che incentivino l’imprenditoria nel nostro territorio".