Applausi anche al Rossini: "L’arte del futuro?. Sempre più immateriale". Poi spazio all’ironia

La performer protagonista di un dialogo con il regista Todd Eckert. Affrontati temi come la tecnologia e l’umorismo: "Non l’avevamo mai fatto".

Applausi anche al Rossini: "L’arte del futuro?. Sempre più immateriale". Poi spazio all’ironia

Applausi anche al Rossini: "L’arte del futuro?. Sempre più immateriale". Poi spazio all’ironia

Sembra proprio una sacerdotessa, Marina Abramovic, quando entra in scena al teatro Rossini con una lunga tunica marrone e quel gesto di allargare le braccia per salutare e insieme abbracciare il suo pubblico osannante. Ma bastano pochi secondi per ritrovare l’"umorismo serbo", come lo definisce lei, così fondamentale per un artista, anche quando significa ridere di se stessi. "Ieri mi hanno detto ’vieni a una piccola cena’. C’erano 70 persone. Poi mi hanno detto ’facciamo una piccola conferenza stampa’. Altre 100 persone. Poi ’la sera facciamo un piccolo incontro a teatro’. Settecento persone". Erano tanti, infatti, gli spettatori accorsi ieri al teatro Rossini per il talk di Marina Abramovic con il regista Todd Eckert. Un dialogo a due voci, sullo scorrere di immagini che scandivano una serie di capitoli: dal futuro della performance’ alla ’Tecnologia è fantastica’; dalla ’Tecnologia è terribile’ all’’Arte del passato e arte del futuro’; dal ’Ruolo dell’arte nel caos’ a ’Umorismo, sesso e vergogna’. Fino alla domanda finale, che è quella su cui si innesta la performance ’The Life’: Cosa rimane quando l’artista non c’è più?"

"Il futuro dell’arte è un’arte immateriale – ha detto Abramovic –, che stabilisce un rapporto con il pubblico. Il futuro dell’arte non può essere andare in un museo. L’arte sarà una forza, un’energia che si produce nella relazione con il pubblico. Con la performance si acquisisce un’energia che resta". Poi il dialogo si sposta sul dualismo tra tecnologia buona e tecnologia cattiva: la tecnologia buona, con cui Marina è entrata in contatto quando recentemente si è ammalata di embolia polmonare; ma anche la tecnologia che ha per esempio permesso al compositore giapponese Ryuichi Sakamoto di registrare, in collaborazione con lo stesso Todd Eckert di Tin Drum, un concerto in realtà mista al pianoforte (l’opera "Kagami" che rientra nel cartellone di Pesaro Capitale della Cultura 2024), a cui assistere indossando dei visori e trovandosi al cospetto dell’artista, in realtà scomparso l’anno scorso. Ma anche la tecnologia cattiva, con Marina che ha raccontato della sua infanzia nella ex Jugoslavia, quando la televisione pian piano entrò nelle case "con quella meravigliosa merda americana". "Ciò che non mi piace e mi spaventa della tecnologia è che può impedire le emozioni. Quando accade, la tecnologia è terribile".

Sul monitor alle spalle di Marina e Todd scorrono le immagini: si va da David Bowie a Guernica, dai Public Enemy ai tatuaggi con le performance di Marina e Ulay; dalla via lattea alla street art. E ogni volta i racconti di vita privata si intrecciano con le riflessioni sul senso della vita e dell’arte, sempre sul filo dell’ironia. "L’umorismo, il sesso e la vergogna sono il mio capitolo preferito – esordisce Marina –. Perché esporsi, mostrarsi vulnerabili è una grande catarsi. Ma anche ridere di se stessi è importante. Io ho molto senso dell’umorismo e potrei dire davvero tante cose divertenti, anche sui politici. Ma non lo farò, perché voglio essere politicamente corretta" taglia corto, tra le risatine del pubblico. Poi spazio alle domande, selezionate tra quelle compilate al momento della prenotazione del posto e poi selezionate dagli organizzatori. Marina e Todd non si sottraggono, come al centro di un’altra grande performance collettiva. "Abbiamo lavorato molto per allestire i nostri progetti – confessa Todd –. Ma effettivamente non ci era mai successo di parlare con un pubblico, in questo modo. E’ la nostra prima volta". Ed è successo a Pesaro.

Benedetta Iacomucci