REDAZIONE PESARO

Caso appalti facili a Pesaro, 600mila euro alla stessa associazione. Si indaga per corruzione

La procura indaga sui soldi assegnati in quattro anni per lavori ed eventi. Lente sui rapporti tra il creativo dell’ex sindaco Ricci e un suo amico. Perquisizioni e sequestri della Finanza. Il sindaco Biancani: “Controllerò tutto e farò ruotare i dirigenti”

I due indagati, Massimiliano Santini e Stefano Esposto

I due indagati, Massimiliano Santini e Stefano Esposto

Pesaro, 29 settembre 2024 – Si allunga l’ombra della corruzione sugli appalti facili del Comune di Pesaro, quasi 600mila euro in meno di 4 anni alla stessa associazione. È l’ipotesi di reato su cui stanno lavorando i magistrati della procura di Pesaro.  

Il faro è acceso sui rapporti economici (la cui entità è da accertare) tra il creativo dell’allora sindaco Matteo Ricci (oggi europarlamentare Pd), e un amico stretto del dipendente. I loro nomi sono stati iscritti sul registro degli indagati e per questo gli agenti della squadra mobile della polizia e i militari della guardia di finanza hanno perquisito tre giorni fa le abitazioni sequestrando pc, cellulari e documenti. I nomi dei coinvolti sono Massimiliano Santini, assunto come dipendente comunale a tempo determinato dall’allora sindaco Ricci fino al termine del proprio mandato e Stefano Esposto, presidente di due associazioni culturali no profit che, negli ultimi quattro anni ha ricevuto quasi 600mila euro dal Comune con affidi diretti.

I soldi sono stati versati sui conti delle due associazioni Opera maestra e Stella Polare da parte delle casse pubbliche per lo svolgimento degli incarichi più disparati, dalla manutenzione degli impianti idraulici all’organizzazione di feste. Associazioni prive di dipendenti, senza alcuna iscrizione Inps o Inail, senza il Durc (documento unico di regolarità contributiva) e che non sono neanche iscritte al registro delle associazioni del terzo settore (Runts). Le due no profit venivano pagate dal Comune per il tramite di determine di spesa firmate dai dirigenti comunali il cui contenuto non sempre corrispondeva a ciò che realmente veniva svolto. Una su tutte la determina n.1534 del 17 agosto del 2020 per “lavori di straordinaria manutenzione di edifici comunali”, ma che in realtà, come ci ha confermato l’allora assessore di riferimento, assegnava 20mila euro per la realizzazione di un murales in onore della senatrice a vita Liliana Segre. In queste ore gli inquirenti stanno scandagliando ogni possibile traccia di scambi di denaro o favori lasciata nei dispositivi elettronici di cui il magistrato ha richiesto una copia forense: cellulari, pc, chiavette usb, archivi e ogni altra documentazione utile raccolta durante la perquisizione e il sequestro. L’indagine della procura ha preso le mosse dall’inchiesta giornalistica del Carlino iniziata lo scorso 16 luglio attraverso la quale abbiamo ripercorso appalto per appalto, affidamento per affidamento, il fiume di denaro passato dalle casse comunali, ma anche dalle partecipate del Comune Aspes e Fondazione Pescheria, a quelle delle due associazioni. Ad aumentare il volume dei soldi anche i contributi degli sponsor, contattati dal Comune stesso nella veste del sindaco Ricci e del vicesindaco Daniele Vimini in persona per contribuire alle iniziative comunali e che si sono trovati, successivamente, a pagare direttamente a Opera maestra che gli presentava la fattura. Alle domande su che cosa avesse fatto con quel denaro, il presidente dell’associazione Stefano Esposto rispose di “adesso su due piedi faccio fatica a rispondere” come avesse speso i soldi per realizzare il casco gigante di Valentino Rossi.

Costò 53mila euro, ma nella determina che stanziava i soldi veniva scritto “lavori di manutenzione straordinaria e riqualificazione delle aree verdi” quando c’era solo una piazza asfaltata. Poi uscì fuori che i soldi non servivano per il verde ma per pagare il casco fatto realizzare dall’associazione Opera maestra ottenendo anche 20mila euro in più da uno sponsor che pensava di donarli al Comune.

Dice l’attuale sindaco Andrea Biancani: “È un’inchiesta che rende pesante il nostro lavoro, avrei preferito farne a meno. Ora controllo ogni appalto. Farò anche ruotare tutti i dirigenti. Ma non c’entra l’inchiesta. Volevo già farlo”.