
Anastasia Bartoli "Cecilia Gasdia, madre e maestra Il Rof è un onore"
di Claudio Salvi
Tra i debutti al Rossini Opera Festival quello che più di tutti ha colpito pubblico e critica è stato senz’altro quello di Anastasia Bartoli. Il soprano figlia d’arte (sua madre è Cecilia Gasdia), è stata infatti una delle interpreti più applaudite in Eduardo e Cristina, opera d’apertura del festival in replica domani (ore 20), alla Vitrifrigo Arena per l’ultima recita in cartellone. Nel ruolo del titolo, la cantante fiorentina ha convinto per estensione e colore della voce, nonché per la sua fiera presenza scenica nelle vesti della figlia del re di Svezia. Un debutto che non poteva essere più felice in un festival che ha visto proprio a Pesaro la mamma protagonista di storiche edizioni del Rof nella cosiddetta era della ‘Rossini renaissance’.
Anastasia Bartoli, come è stato questo suo debutto al Rof?
"Un privilegio. Sono stata molto fortunata ad interpretare un’opera sulla quale la Fondazione Rossini ha fatto un lavoro di studio e revisione molto approfondito ridando purezza alla partitura originale".
Quali le difficoltà vocali incontrate?
"Quella di trovare un equilibrio. Gran parte della partitura impone un ruolo di coloratura drammatica alla Colbran mentre in altri punti serviva quella di un soprano leggero con più acuti. La particolarità di questo pastiche è che sono stati affidati al soprano dei veri e propri passaggi tenorili".
Senza troppi giri di parole, cosa significa cantare a Pesaro essendo figlia della Gasdia?
"Una grande responsabilità ed un peso sotto tanti aspetti. Non solo perché essere figli di non è mai agevole. Per di più a Pesaro, dove mamma è stata protagonista di tanti storici allestimenti. Ma io l’ho vissuta con un’emozione incredibile e ho sentito tutto l’onore di essere al Rof. Venivo qui che ero in pancia a mia mamma e ho ascoltato la musica di Rossini da quando ero in grembo. E dunque per me è stata una sfida doppia e direi anche tripla. Detto questo sono fiera di essere figlia di Cecilia Gasdia che è anche la mia maestra".
Una maestra molto severa dicono…
"Un vero generale. Ma le sono grata per questo perché mi è servito. Severa e mai indulgente mi ha messo subito alla prova. Ho iniziato tardi con la lirica perché prima ascoltavo metal e jazz. E quando mi sono decisa, mamma non mi ha mai incoraggiata e mi ha misurato non come figlia ma come insegnante. E questo mi ha aiutata a crescere conquistando passo dopo passo tutto con lo studio e il rigore".
Si lancia più con il paracadute?
"L’ho fatto per quattro anni, ma ora non posso più permettermelo. Cantare impone anche uno stile di vita che non ammette sbalzi di temperatura e paracadutismo acrobatico".
Questo suo essere un po’ dark lady, amante del metal con tatuaggi, unghie colorate non è proprio tipico delle cantanti liriche.
"Mi porto dentro tutto quello che sono. Cerco l’emozione e non rinnego nulla. Ascolto ancora il metal, il jazz e tutta quella musica capace di suscitarmi emozioni".
Se lo farebbe un tatuaggio del Rof?
"In futuro perché no? Pesaro e questo festival sono nel mio cuore"