In vista delle prossime amministrative, Pierpaolo Loffreda e Andrea Verde, sono pronti a scendere in campo con i il simbolo di più Europa, partito fondato da Emma Bonino nel 2018. L’outing è avvenuto martedì sera, nella sala riunioni dell’hotel Elvezia, in occasione di un incontro pubblico per riflettere – insieme all’ingegnere Cora Fattori, assessore a Fano e all’avvocato Alessandro Cirelli – di cultura, integrazione e difesa dell’ambiente a Pesaro.
Verde, da gestore dell’hotel Elvezia, struttura famosa in ambito sociale grazie all’accoglienza di stampo solidaristico, ha sottolineato quanto il proprio impegno politico scaturisca dalla vicinanza alla tematica migratoria, mentre Loffreda, critico cinematografico, ha presentato alcune proposte per la città. Una su tutte, un suo noto cavallo di battaglia: la valorizzazione della Pesaro di epoca romana. Cosa si potrebbe fare? "Moltissimo – ha detto Loffreda –. I mosaici del Duomo andrebbero salvati: portando il mosaico superiore al piano del calpestio della cattedrale, coperto da un materiale antiscivolo e trasparente. Questo permetterebbe di “scovare” quello inferiore: è uno dei primi mosaici cristiani al mondo". Altre idee ? "Valorizzare gli Orti Giulii e riaprire Rocca Costanza. E’ un insulto che il più grande monumento che abbiamo in città, rimanga chiuso".
Quali chance avrebbe una discesa in campo di Più Europa in salsa pesarese? "Per farla breve siamo gli eredi dei radicali – dice Loffreda –. Con la nuova legge bisogna raggiungere il 3% dei voti che a Pesaro vorrebbe dire, circa 1500 voti. Alle politiche dell’anno scorso, Più Europa, ha ottenuto 1.762 voti, pari al 3,53%. Se dovessimo confermare i voti potremmo anche correre da soli, fuori dagli schieramenti, come fatto in passato". Cioé? "Nell’80 abbiamo fatto una lista, dadaista, radicale e libertaria che aveva un nome buffo: “Vogliamo la Cuccagna“. Ne parlò il Corriere della Sera. Abbiamo ottenuto l’1,34% dei voti e nessun consiglio comunale. Abbiamo però fatto, perdere la maggioranza assoluta, al partito comunista italiano. Si arrabbiarono molto: dovettero trattare con i socialisti per fare la giunta. Il che complicò le cose e, secondo me, le migliorò. Dieci anni dopo, nel 1990, Ruggiero Fabbri venne eletto in Consiglio comunale con il 2,4% dei voti".
Solidea Vitali Rosati