ALESSANDRO MAZZANTI
Cronaca

Amici per dodici anni: "Mio fratello ucciso. Poi squillò il cellulare"

La famiglia Ferri colpita nel 2013 da una tragedia assurda "Volevo conforto, gli scrissi. Da allora mi ha telefonato 102 volte".

Michele Ferri a Santa Marta con papa Francesco: «Ho perso un amico»

Michele Ferri a Santa Marta con papa Francesco: «Ho perso un amico»

"Ho perso un amico, di più, uno di famiglia. Era unico". Michele Ferri, 54 anni, pesarese, informatico, e il papa camminavano insieme dal 2013, un abbraccio reale e al tempo stesso metaforico. Da quando, la notte del 4 giugno, il male trionfa nella vita di Michele Ferri. Due balordi uccidono suo fratello per una rapina da poche migliaia di euro. Lui è disperato, scrive una lettera al papa, cercando un conforto. "Credevo mi rispondesse con due parole scritte – ricorda adesso Ferri, cercato dalle tv di mezzo mondo – invece mi chiama, sul cellulare. Siamo rimasti amici per dodici anni. Mi mancherà, parecchio".

Michele Ferri, 12 anni di amicizia. Inizia tutto con quella telefonata. Il papa che vi sostiene nella vostra tragedia. Cosa resta adesso? "Un grande esempio, di umanità, di umiltà, di tante cose..." Lei, quando gli ha scritto 12 anni fa, lo ha fatto perché voleva scrivere proprio a lui, o cercava solo un Papa? "Ho voluto scrivere a lui, a Francesco, perchè era diverso dagli altri, uno cui piaceva stare fra la gente, lo vedevo". Cosa provò esattamente con quella prima telefonata? "Pensai a uno scherzo. Dissi tra me: possibile che il Papa chiama senza intermediari? Non esiste. Poi ha iniziato a parlarmi della lettera che gli avevo scritto, e nessuno ne sapeva il contenuto, io l’avevo spedita in totale segretezza. A quel punto ho realizzato. E lì l’emozione è salita a mille, sono rimasto senza parole, mi ricordo che dopo pochi minuti gli ho chiesto se poteva chiamare mia mamma e lui l’ha chiamata, ma gli ho detto che prima dovevo avvisarla... Da allora, Francesco si è preso a cuore la nostra famiglia". Pur nella tremenda sfortuna, lei si è mai sentito in qualche modo diciamo ’speciale’, visto che il Papa aveva accolto il vostro grido di dolore? "Lui chiamava anche altra gente. Sicuramente però con noi aveva un rapporto speciale, quindi sì, è stata a modo suo una fortuna perchè standoci vicino ci ha aiutato ad affrontare il dolore forte, sopratutto per mia mamma". I momenti belli, con lui, a parte le 102 telefonate che vi siete scambiati... "Quando siamo andati nel 2016 e 2017 a trovarlo al Santa Marta. Un’emozione unica, c’erano anche mia mamma e mio fratello Paolo, noi eravamo imbarazzati, non sapevamo come comportarcI. Poi si sono spalancate le porte e mia mamma è corsa ad abbracciarlo. Ricordo l’immagine di lui che ci accompagna alla macchina con la borsa dell’Ikea, dentro c’era un modello in legno della papa-mobile per mio fratello Paolo, era un regalo che gli aveva fatto mesi prima mi pare un primo ministro giapponese, il modello era grosso, lungo mezzo metro, pesava, un manico della borsa ce l’aveva il Papa, uno mia moglie. Ricordo che caricarla in macchina non era semplice: passiamo davanti a una guardia svizzera, noi e il Papa, la guardia ci vede e chiede se volevamo una mano...". E Bergoglio? "No, grazie, facciamo da soli"