Michael Alessandrini, 30 anni, reo confesso dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri, la sera del 21 febbraio scorso nella casa di via Gavelli dove abitava la vittima, ha un disturbo grave della personalità. E quando ha commesso l’omicidio, la sua capacità di intendere e di volere era di molto scemata, anche se non del tutto. Però può prendere parte a un processo.
Sono questi i passi più importanti della relazione di circa 140 pagine redatta dai due consulenti del gip Antonella Marrone, incaricati di verificare la infermità, parziale, totale o assente, di Alessandrini. Il quale ieri era presente in aula, vicino al suo legale. Un po’ ingrassato, rispetto alle foto dell’arresto. E’ detenuto da aprile in isolamento in una infermeria del carcere di Ascoli Piceno, destinata a detenuti con problemi psichici. La perizia è stata al centro dell’udienza, in incidente probatorio, svoltasi ieri mattina davanti al giudice Antonella Marrone, ai legali della parti – Paolo Biancofiore per la parte civile di Panzieri (il fratello e i genitori), Salvatore Asole per la difesa di Alessandrini – e ai 7 esponenti del collegio dei periti (tra cui i due del Gip, Pietro Pietrini e Stefano Zago), incaricati da tutte le parti per esaminare lo stato psichico dell’imputato.
Le conclusioni dei due periti dicono quindi che il processo si può fare, ed evidenziano per Alessandrini una infermità mentale solo parziale. Secondo i periti del gip, c’è un rapporto di casualità, anche se non assoluto, tra questa parziale infermità mentale e l’omicidio che ha commesso.
Ma Alessandrini ha premeditato o no l’omicidio? In base a quanto trapelato sulla perizia, per i due psichiatri l’eventuale preparazione del delitto è insita nella sua patologia psichiatrica. Quindi non si tratterebbe di vera premeditazione. Questo della premeditazione è un elemento importante ai fini della pena, certa, cui andrà incontro Alessandrini. La procura – la titolare del fascicolo è il sostituto Silvia Cecchi – dovrà decidere se contestarla o no, al momento del rinvio a giudizio. Per ora, le aggravanti dell’omicidio contestate dal pm sono la crudeltà e il ’preordinato intento’, che sarebbe solo una preordinazione del delitto, fatta però solo poche ore prima prima di commettere lo stesso, non pianificata come avviene invece con la premeditazione, che implica, per la Cassazione, tempi più lunghi.
Ma il fatto importante è capire se la difesa di Alessandrini riuscirà a ottenere o meno il giudizio abbreviato per il suo cliente, che è cosa possibile, nonostante si stia parlando di un omicidio aggravato. L’abbreviato comporta automaticamente lo sconto di un terzo della pena, a cui potrebbe aggiungersi l’ulteriore sconto collegato alla infermità mentale e al comportametno processuale. Tutti elementi che peserebbero quindi a favore dell’imputato, che ha sempre ammesso le sue responsabilità, aggiungendo ieri la lettura di una lettera, in udienza, in cui chiede "scusa alla famiglia di Pierpaolo", ammette "di essere un soggetto fragile", e altre frasi su questo tono.
L’avvocato Asole chiederà a giorni di trasferire Alessandrini dal carcere di Ascoli in una Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), per sottoporlo a un piano di cura che gli psichiatri del gip hanno delineato nella perizia.
ale.maz.