Ieri sera è andata in scena la terza replica de L’Equivoco stravagante. Nell’applaudito allestimento del duo Moshe Leiser e Patrice Caurier e con la direzione di Michele Spotti, applauditissima (ancora una volta), l’esibizione di Nicola Alaimo. Il suo era tra i ritorni più attesi di questa 45ª edizione. Una delle voci più apprezzate di sempre al Rof, un fuoriclasse che non ha sbagliato un ruolo e che è sempre riuscito ad entusiasmare il popolo rossiniano. E anche questa volta nel ruolo deI Gamberotto, tenutario agricolo arricchito nel dramma giocoso di Gaetano Gasbarri musicato da un Rossini appena dicianovenne, per il baritono di Palermo (cittadino onorario di Pesaro), è stato un diluvio di appalusi. Convincente e divertente sulla scena ha mostrato tutte le sue doti di grande interprete e confermato ancora una volta di essere uno dei migliori baritoni rossiniani al mondo. Alaimo torna a Pesaro dopo quattro anni.
Sa che la attendevano davvero in tanti?
"Mi fa molto piacere e anche per me è stato un gradito ritorno nella mia città adottiva dopo il concerto in piazza del Popolo nel 2020. E’ stato un ritorno ancor più sentito visto che questo è anche l’anno di Pesaro, capitale della cultura. Ci sono state una serie di coincidenze fortunate ed eccomi qui, felice di essere di nuovo al Rof".
Il suo “Gamberotto“ ha convinto tutti ed è stata una delle miglior cose viste quest’anno al Rof.
"E’ un personaggio che mi è piaciuto sin dall’inizio. Adoro i padri, tutti quei padri che si prendono cura delle cose care e soprattutto dei figli. Così come nel Guillaume Tell o nel Simon Boccanegra – seppure qui si tratti di una commedia – Gamberotto cerca di difendere la figlia Ernestina e di meglio maritarla pensando al suo futuro. Insomma in una parola mi sono divertito molto a interpretarlo".
Quanto c’è di Alaimo nel Gamberotto che abbiamo visto in scena e quanto di quello che han voluto i registi?
"Diciamo che c’è stato molto Nicola ma Moshe è stato bravissimo a cucirmelo addosso. Abbiamo lavorato lungamente sui particolari, sulle idee e diciamo che alla fine quel che avete visto è il risultato di una comunione di intenti".
Difficoltà dal punto di vista vocale?
"Musicalmente è una parte molto ostica. Ci sono degli acuti estremi come ad esempio nella prima aria con la acuto, seppure di passaggio, difficilissimo da raggiungere. Così anche nella seconda aria. Ed il quartetto nel secondo atto, micidiale nella velocità. Rossini era appena diciannovenne quando scrisse quest’opera, ma già sapeva il fatto suo".
Ora ci sarà il Viaggio a Reims in forma di concerto.
"Sarà una bella parata di stelle della quale mi onoro di far parte. Credo sia la maniera migliore in quest’anno di Pesaro capitale e per il Rof per festeggiare quel capolavoro riscoperto proprio in questo festival".
Pesaro e il Rof, Alaimo festeggia quest’anno le 14 presenze al festival. E’ partito tutto da qui?
"Se parliamo di Rossini forse sì. Ho debuttato nel 1997 a Trapani e nel 2000 feci la prima audizione per l’Accademia col maestro Zedda. Mi disse che avevo qualità e talento ma che sarei stato in grado di affrontare Rossini al Rof solo dopo una decina d’anni. Così accadde. Nel 2010 si ricordò di me e mi chiamo per Cenerentola. Ed ora eccomi qui".