"Aitanti, fatevi sotto: servono nuove forze"

Appello per la sfida d’agosto. Tra gli iscritti al combattimento cinque vengono dalla Spagna, nazione che fu molto legata al Ducato

"Aitanti, fatevi sotto: servono nuove forze"

"Aitanti, fatevi sotto: servono nuove forze"

Il gioco dell’Aita cerca aitanti urbinati. I requisiti: un certificato d’idoneità all’attività sportiva, essere pratico negli sport di contatto e/o nelle arti marziali e la voglia di entrare nell’arena di Borgo Mercatale il prossimo 14 agosto, serata finale della Festa del duca, per sudare e lottare, allo scopo di portare gloria alla propria squadra.

A lanciare l’appello è l’organizzatore tecnico, Gianluca Ceravolo: "Siamo già quasi 40, la maggior parte proveniente dal Montefeltro, ma, essendo un gioco storico nato a Urbino, vorrei più partecipanti dalla città, che per ora sono 6-7. I ruoli sono vari e servono anche giocatori in grado di saltare in alto, provenienti magari da basket, pallavolo o atletica, oltre a intelligenza tattica e astuzia".

Lo sguardo di Ceravolo è rivolto pure all’entroterra: "Dalla parte costiera ricevo parecchie adesioni, ma mi piacerebbe, visto che il Ducato arrivava fino ai confini con San Marino e San Leo, a nord, e fino a Gubbio, a ovest, avere più persone anche dell’interno. In ogni caso, i giocatori sono già tantissimi, sono contento: ne avremo quattro pure dalla Spagna".

Come da tradizione, l’Aita metterà a confronto due squadre, una rappresentante i nobili e l’altra i popolani, che si sfideranno in un incontro di due tempi da 20 minuti, su un campo di sabbia. Scopo del gioco è difendere la propria bandierina, posta all’altezza di un canestro da basket, e rubare quella avversaria. "Stavolta vorrei arrivare a giocare in 15 contro 15 – prosegue Ceravolo –. Ho poi inserito arbitri esperti di arti marziali per valutare i tecnicismi più delicati come le prese, perché sono ammessi placcaggi e proiezioni, ma non si può colpire con calci e pugni e i colpi sono proibiti dal collo in su. Per altro non sono ammesse bestemmie o litigi ingiustificati: vogliamo essere modelli positivi".

n. p.