Pesaro, 4 novembre 2021 - Altra aggressione nella serata di ieri a infermieri e medici del pronto soccorso del San Salvatore di Pesaro. Un ragazzo di 23 anni, pesarese, si è presentato in ospedale per farsi visitare dicendo di avere un malessere. Ma dopo pochi minuti, ha iniziato a gridare, aggredendo e sferrando pugni e calci agli infermieri. All'arrivo della polizia, chiamata col tasto rosso collegato direttamente alla centrale, l'aggressore era ormai innocuo perché sedato e ora ricoverato in ospedale per attendere il suo risveglio. Ma la situazione è talmente grave che il primario Umberto Gnudi ha annunciato una protesta su Facebook con una conferenza stampa per domani.
Flash mob: basta violenza in corsia - Pesaro, il primario Gnudi: "Ha sputato anche a me. È un inferno"
Lo slogan che si sono dati è "basta violenza sugli operatori sanitari, siamo la stessa barca". La mancanza di medici e di infermieri nei pronto soccorso marchigiani (i bandi di concorso per aumentarne il numero sono andati deserti) sta creando file e attese di molte ore. Gli operatori chiedono un posto di polizia oppure vigilantes o buttafuori come nelle discoteche per difendersi da continue aggressioni.
Marche Nord: "Una notte infernale"
L'aggressione di ieri sera al pronto soccorso, ha spinto l'azienda ospedaliera Marche Nord a diffondere questo comunicato: "Un giovane si è scagliato contro il personale infermieristico ed il direttore Umberto Gnudi, che erano intervenuti per soccorrerlo. L’episodio è avvenuto intorno alle ore 19.45 di mercoledì 3 novembre, a ridosso del cambio turno del personale; una volta entrato nei locali del Pronto Soccorso, dopo i primi accertamenti del caso, il ragazzo è andato in escandescenze rivolgendosi con insulti, graffi e persino sputi in faccia all’infermiera, per poi sferrare un pugno in faccia ad un altro infermiere accorso in aiuto della collega. Il giovane sembrava avesse una forza tale che i due operatori non riuscivano a controllare, tant’è che è stato necessario l’intervento di altri operatori e del Direttore del Pronto Soccorso, rimasto bloccato per un’ora e mezza solo sul paziente per opportuna sorveglianza visiva, mentre il reparto era gremito di persone, circa una trentina in attesa di assistenza. L’aggressione ha coinvolto in totale cinque infermieri del Pronto Soccorso, di cui uno ha riportato un trauma alla spalla. A nulla è servito l’intervento di sedazione a breve durata, poiché passato l’effetto del farmaco, il ragazzo ha ripreso nuovamente ad aggredire il personale, tanto da dover rendersi necessario l’intervento delle Forze dell’Ordine.
“E’ stata una notte infernale – è il commento a caldo del Direttore del Pronto Soccorso, Umberto Gnudi – non è ammissibile che il nostro personale, impegnato giorno e notte con grande spirito di abnegazione nella cura e nell’assistenza dei numerosi pazienti che affollano il nostro reparto, debba subire un simile trattamento, sono emotivamente molto scosso. In una sola notte abbiamo trattato oltre 40 pazienti e non è stato facile nemmeno trovare un posto per il ragazzo che, vista la situazione di emergenza in cui viviamo, doveva essere isolato in attesa dell’esito del tampone, dal momento che non era nemmeno vaccinato”.
In una nota, la Direzione dell’Azienda Ospedaliera fa sapere la propria vicinanza a tutto il personale coinvolto, rimarcando il forte senso di dedizione e lo spirito di abnegazione con cui ha affrontato, anche in questo caso, la difficile situazione. “Gli infermieri coinvolti nell’aggressione hanno continuato a svolgere il proprio turno di lavoro e questo” – si legge nella nota – “ci rende orgogliosi della grande squadra di professionisti che ogni giorno, pur nel silenzio, persegue il proprio dovere con passione e competenza. Il nostro ringraziamento va ovviamente anche al personale delle Forze dell’Ordine per il sostegno che da sempre ci dimostra nella gestione di casi difficili e lontani dalla nostra mission”.
La Direzione dell’Azienda rende noto, inoltre, che, in merito all’aggressione avvenuta, sono state intraprese le opportune iniziative presso l’attività giudiziaria competente".
I sindacati: "Basta, servono provvedimenti esemplari"
I sindacati Cgil, Cisl e Uil intervengono sull'aggressione al pronto soccorso, l'ennesima, con una nota: "Da giorni stiamo assistendo a una escalation di aggressioni fisiche e verbali nei confronti del personale sanitario: sono stati insultati per essersi sottoposti al vaccino, sono stati aggrediti mentre svolgevano la propria attività di presa in carico territoriale come nel caso del personale delle Usca, sono stati oggetto di violenza fisica e verbale mentre stavano prestando soccorso come nel caso del personale medico e paramedico del 118, del Dea e di radiologia".
"Purtroppo non è la prima volta - continua il comunicato - e, salvo una breve parentesi nel corso della quale sembrava essersi innescato un meccanismo virtuoso di riconoscimento del ruolo e dei sacrifici, il personale della dirigenza e del comparto è tornato ad essere oggetto di frustrazioni ed aggressioni da parte di chi non vuole o non riesce ad ottenere la cura necessaria. Da anni denunciamo che i tagli alla spesa sanitaria producono danni irreparabili alla salute dei cittadini ed alla sicurezza dei lavoratori. Il personale sanitario sta affrontando questa pandemia dopo aver assistito a decenni di tagli sul personale e di errori di politica di programmazione degli accessi alle professioni; gli effetti di queste scellerate politiche sono sotto gli occhi di tutti: stalli nelle assunzioni, difficoltà a garantire il turn-over, mancato rispetto delle norme sui riposi, diminuzione delle risorse a disposizione per la prevenzione e la medicina territoriale".
"Nell’esprimere la nostra vicinanza e solidarietà a tutto il personale sanitario ed in particolar modo a coloro i quali hanno sopportato episodi di violenza, (quasi sempre contro le donne) - concludono i sindacati - , chiediamo l’adozione di provvedimenti esemplari anche alla luce delle recenti evoluzioni legislative ma soprattutto ricordiamo a tutti che chi ha scelto di esercitare la professione sanitaria ha fatto una scelta di campo: stare dalla parte del paziente affrontando enormi sacrifici personali e familiari come la pandemia ci ha insegnato".