REDAZIONE PESARO

Aggressione in carcere. Agenti protestano

E’ accaduto a Fossombrone. L’autore è un detenuto del braccio di massima sicurezza. Sindacato sul piede di guerra

Aggressione in carcere. Agenti protestano

Venerdì scorso un detenuto del braccio di massima sicurezza del carcere di Fossombrone ha aggredito un agente di polizia penitenziaria. L’uomo ha dovuto essere curato al pronto soccorso di Fano. Sul grave episodio il Sarap, Sindacato polizia penitenziaria, ha diffuso ieri un comunicato, a firma del segretario generale Roberto Mattarocchia, nel quale esprime solidarietà al collega aggredito e al personale della casa di reclusione metaurense.

Per questo sindacato la situazione di pericolo deriverebbe in primis dal fatto che i decisori politici non hanno ancora emanato il nuovo regolamento della polizia penitenziaria, per cui gli agenti operano in regime di "deroga", e in seconda battuta dal fatto che la Penitenziaria dipende dal Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria presso il Ministero della Giustizia).

Scrive tra l’altro il sindacato: "La carenza di personale che colpisce anche il carcere di Fossombrone non è un problema annunciato, ma una situazione endemica, un grave problema di cui né la politica né il parlamento vogliono occuparsi. Oggi la polizia penitenziaria lavora solo ed esclusivamente in deroga, per l’assenza di un nuovo regolamento che doveva essere discusso nel 2019 e ad oggi ancora non vede la luce. Oggi possiamo affermare che la polizia penitenziaria è in forte affanno, infatti è proprio il perdurare di lavorare in deroga e senza precisi protocolli che portano le proteste dei detenuti ad essere molto incisive riuscendo ad influenzare Chi dovrebbe dettare regole e metodi per redimere quelle azioni di violenza che quotidianamente la popolazione carceraria oggi mette in atto nei confronti di un corpo di polizia dello Stato italiano".

Il Dap: "Il focus del Sarap resta quello di liberare la polizia penitenziaria dalla morsa del DAP: quest’ultimo oggi vive solo in funzione della popolazione carceraria, mentre la polizia penitenziaria sta diventando il surrogato di dirigenti che non indossano la nostra divisa, per questo pensiamo che sia arrivato il momento di ridare dignità alla polizia penitenziaria costituendo un dipartimento della polizia penitenziaria, guidata da un capo della polizia penitenziaria che ne condivida appartenenza effettiva e che ne comprende e condivide valori e responsabilità. Queste sono le principali motivazioni che ci portano a manifestare il 12 ottobre 2023, quando scenderemo in piazza davanti alla sede del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a Roma, per chiedere a voce alta: "Ridiamo la polizia penitenziaria nelle mani della polizia penitenziaria"".

a.bia.