La polizia si è presentata prima a casa e poi nell’ufficio del vicesindaco Daniele Vimini. Erano le 7.30 di ieri mattina. Sono entrati in salotto sia poliziotti che finanzieri. Avevano in mano un decreto di perquisizione su ordine della procura. L’indagine riguarda gli ’affidi’ facili per 600mila euro in 3 anni alle associazioni Opera Maestra e Stella Polare di Stefano Esposto. L’ipotesi è quella del concorso in corruzione e falso. Gli inquirenti vogliono capire perché l’assessorato alla cultura guidato da Vimini avesse adottato la prassi di chiedere contributi alle imprese sottoforma di sponsorizzazione dirottando però i soldi a Opera Maestra. Era successo, ad esempio, nel 2022, sempre per il Palio dei bracieri, quando Riviera Banca offrì al Comune 10mila euro per l’evento ma i soldi furono fatturati e incassati da Opera Maestra. In un’intervista rilasciata al Carlino l’11 settembre di quest’anno il presidente di Riviera Banca e il direttore generale Gianluca Conti, dissero: "Il fatto certo è che noi non conosciamo il signor Esposto e altri rappresentanti dell’associazione Opera Maestra". Caldari e Conti, inoltre, avevano spiegato che "per essere precisi ci teniamo a dire di aver versato questi contributi dopo colloqui con l’amministrazione comunale di Pesaro. Per poter pagare abbiamo ricevuto ogni volta una lettera formale di richiesta del contributo".
La lettera, in questo caso, è datata 17 giugno 2022 e firmata dall’allora sindaco Matteo Ricci e dal vicesindaco Daniele Vimini. E’ indirizzata a Fausto Caldari e al responsabile della comunicazione Andrea De Crescentini: "Gentile presidente, ci permettiamo di richiedere una compartecipazione economica complessiva non inferiore a 40mila euro". Di quei soldi, chiesti anche per Popsophia e Candele Sotto le stelle, almeno 10mila sono andati nel conto di Opera Maestra.
E avvenne così anche nel 2023 quando la banca inviò 3000 euro al Comune ma ad incassare si presentò sempre Opera Maestra. Che nel frattempo, proprio nel 2023, pagò 45mila euro di diritti del marchio a Massimiliano Santini, dipendente comunale, che pochi mesi prima aveva registrato il marchio a suo nome.
Malgrado la perquisizione personale durata 8 ore, il vicesindaco Daniele Vimini non è indagato. E’ solo una persona informata sui fatti anche se ieri non si è vista una differenza di trattamento. I modi degli inquirenti sono stati cortesi ma chiare le intenzioni: hanno sequestrato per due ore il cellulare del vicesindaco, il tempo di ’clonarlo’ copiando tutto quello che conteneva e stessa cosa è stata fatta per il portatile casalingo e il tablet di famiglia. Poi, intorno alle 9, accompagnati da Vimini, sono andati nell’ufficio cultura, al primo piano di Palazzo Gradari, chiudendosi a chiave per oltre 8 ore. Insieme a loro anche il consulente tecnico, Gianfranco Del Prete, incaricato di eseguire la copia forense di tutti i dispositivi informatici compresi dati eventualmente cancellati. Non solo la porta dell’ufficio è stata sbarrata ma si è deciso di chiudere anche il portone antico che separa l’anticamera dal corridoio. Non c’è stato nessun passaggio di panini e bibite per alleggerire la tensione nell’ufficio ma solo un andirivieni di segretarie e tecnici informatici, compresi quelli del ced comunale, per favorire la clonazione di tutto ciò che conteneva il computer del vicesindaco, il suo portatile dell’ufficio e forse un altro telefono. Un’altra acquisizione di documenti è avvenuta in contemporanea in Comune ed è durata alcune ore. Almeno due i tecnici del Ced si sono alternati a palazzo Gradari per dare collaborazione agli inquirenti nel copiare i contenuti dei pc e dei telefoni. Si cercavano le mail, gli accordi, le tracce che potessero spiegare chi, all’interno del Comune, ha indirizzato i vari sponsor del Palio a pagare Opera Maestra. Per i magistrati, la prassi appare irregolare perché favoriva un’associazione che, secondo l’inchiesta, non rendicontava i soldi ottenuti dagli sponsor. Li considerava suoi di diritto, anche se non li aveva mai chiesti. C’era chi lo faceva per loro.