Pesaro, 9 ottobre 2023 – E’ morto Marcello Terenzi. Era il decano dei pescivendoli pesaresi. Aveva 85 anni. Marcello è morto sabato sera all’ospedale di Pesaro dove era ricoverato da giorni. Il funerale oggi alle 15,30 nella chiesa di Soria. Con lui se ne va un altro pezzo di storia della Pesaro in bianco e nero, quella del dopoguerra.
"Era il 1949 – amava raccontare Marcello – e le signore e i pescatori salivano a piedi dal mare al centro con le sporte, le borse, piene di pesce fresco e vivo che andavano a vendere all’asta alla chiesa del Suffragio, in Corso XI Settembre… Erano i tempi in cui si pescavano i paganelli con i barattoli di pomodoro vuoti e bucati, oppure le seppie con le nasse ovvero trappole ripiene di alloro che attirava i pesci. Erano i tempi degli scudi, la moneta che valeva 5 lire, usati per battere l’asta del pesce. Sardoncini, sardine, suri, paganelli, sgombri, questi i pesci che i pesaresi consumavano di più tra gli anni ’40 e 50", aveva raccontato Marcello in una delle sue lezioni fatte agli studenti nel progetto comunale “Azzurro d’amare“ di quindici anni fa.
Marcello è cresciuto tirando "la carretta dal mare e fino a S.Maria delle Fabbrecce dove andava a vendere il pesce, come ricorda Silvano Andruccioli dell’allora ristorante Gibas: "Passava in via Sabotino, una parallela della Statale e si annunciava con un grido: pesceeee. Fresco ovviamente. Era il 1964, io ero un ragazzino. L’ho incontrato poi più avanti, nel 1974, quando facevo il cameriere al Castiglione, che lui serviva. Nel 1978, quando ho aperto Gibas, ho scelto lui come fornitore. Ci legava un rapporto di stima e amicizia sinceri".
Marcello ha servito alcuni dei migliori ristoranti della città, tra cui "La Baita" di Tony Di Filippo che lo ricorda come "un grande professionista e un grande uomo, generoso e molto serio, una bravissima persona, è stato il nostro primo fornitore". Fino a pochi anni fa è rimasto dietro al banco della sua storica pescheria di via Giolitti, con la nobiltà del pescivendolo che sapeva fare il suo mestiere, considerando i clienti come amici da consigliare, prima ancora che da servire. Da qualche anno si era ritirato a casa, lasciando l’esercizio al figlio Andrea che lascia assieme agli altri figli Fabrizio e Francesco, a nipoti, pronipoti e alla moglie Anita "che lo ha sempre supportato con generosità. Mio padre ha passato una vita a lavorare – ricorda il figlio Andrea – a vendere pesce, quello che siamo lo dobbiamo a lui e alla mamma". Con Marcello se ne va un uomo d’altri tempi, cui bastava una occhiata, una stretta di mano per intendersi con gli altri e tirare dritto, col pesce fresco in carretta.