ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

Abusi sessuali su minore nella villa del prete, il vescovo conferma l’inchiesta

Si profila quindi una svolta sul giallo della villa dei misteri di Sant’Angelo in Vado, di proprietà del sacerdote 63enne Roberto Pellizzari, attualmente residente in Svizzera

Presunti abusi sessuali nella villa del prete, don Roberto Pellizzari. L'esterno e la camera da letto della casa, attualmente sotto sequestro per le indagini

Pesaro, 17 aprile 2024 – C’è la conferma del vescovo di Pesaro e Urbino riguardo al caso di presunta violenza sessuale a Sant’Angelo in Vado ma non solo: si tratterebbe di un abuso su minore. Si profila quindi una svolta sul giallo della villa dei misteri di via Piobbichese, di proprietà del sacerdote 63enne Roberto Pellizzari, attualmente residente in Svizzera a Le Locle, nel cantone Neuchatel.

Sabato scorso la Procura aveva disposto il sequestro della villa e gli agenti di polizia della scientifica di Ancona sono stati impegnati per molte ore ad effettuare rilievi nell’abitazione, alla ricerca di eventuali tracce biologiche. La diocesi affida a una nota alcuni chiarimenti sulla vicenda.

"In considerazione delle notizie riportate in questi giorni sulla stampa locale si comunica che l’arcidiocesi di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado è stata raggiunta nei mesi scorsi, tramite lo sportello di ascolto nell’ambito del servizio di tutela dei minori e delle persone adulte vulnerabili, da una segnalazione di un caso di abuso su minore da parte di un sacerdote svizzero temporaneamente residente per motivi personali a Sant’Angelo in Vado. L’Arcivescovo ha attivato immediatamente tutte le procedure canoniche previste in questi casi, e, in particolare, ha subito segnalato la situazione al Dicastero per la Dottrina della Fede e ha contattato il Vescovo svizzero di Losanna, Ginevra, Friburgo. La nostra diocesi ha compiuto e compirà tutti gli atti previsti dalla legislazione vigente, in piena sintonia con il Dicastero per la Dottrina della Fede e con l'Autorità Giudiziaria civile. Si ribadisce che tali atti sono coperti dal segreto d’ufficio in considerazione della tutela del buon nome di tutte le persone coinvolte e della vigenza del principio giuridico di presunzione di innocenza fino a prova contraria. L’Arcivescovo e la Chiesa di Urbino condannano fermamente ogni forma di abuso, specie se ne sono protagonisti uomini di chiesa, e lavorano perché al più presto possa essere fatta luce sui fatti e si giunga a stabilire la verità e la giustizia per il bene delle persone coinvolte, con particolare attenzione alla presunta vittima".