A Urbania “La lingua dell’angelo“ si confonde tra le tante macerie

Al Palazzo Ducale in esposizione fino all’8 dicembre l’installazione fatta dal duo. Carloni-Franceschetti.

A Urbania “La lingua dell’angelo“ si confonde tra le tante macerie

L’installazione nel palazzo ducale di Urbania di Carloni e Franceschetti

Il Palazzo Ducale di Urbania apre le porte all’arte contemporanea. Fino all’8 dicembre ospiterà “La lingua dell’angelo“ un’installazione di Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti che si compone di macerie, video, lingua di vitello, filo a piombo, col suono originale di Paolo Marzocchi.

L’intento della mostra, a cura di Alice Lombardelli ed Elisa Mossa, è di creare all’interno della collezione del Museo uno spazio e un tempo dedicato alla contemplazione del frammento come elemento di collegamento tra il passato e il presente. Ne “La lingua dell’angelo“ il frammento diventa significato e significante, riuscendo ad estrapolarsi dal contesto storico per reinserirsi in un’attualità in cui la fluidità del linguaggio si scontra con il limite della comprensione. L’installazione è quindi una parentesi all’interno del Museo, che porta gli spettatori ad immergersi in uno spazio nuovo, circoscritto dalla potenza del suono e dagli elementi installativi che dialogano tra loro tra la grazia e il terrore. Carloni e Franceschetti sono docenti, rispettivamente, di Arti Figurative al Liceo Artistico Mengaroni di Pesaro e di Disegno Animato e Fumetto alla Scuola del Libro di Urbino per oltre dieci anni.

Hanno studiato cinema d’animazione e pittura a Urbino e lavorato insieme dal 1995. Sono autori di video, installazioni, scenografie elettroniche, film d’animazione, fotografie che appaiono nel mondo dell’arte in modo spiazzante ed inconsueto. La lunga collaborazione con Romeo Castellucci e la Societas Raffaello Sanzio ha portato il loro lavoro nei più importanti teatri d’avanguardia del mondo.