
A settembre il tartufo fresco non si gusta. In questo mese infatti la legislazione prevede uno stop alla ricerca e raccolta del famoso fungo ipogeo, re indiscusso della tavola e di tanti piatti prelibati. Non sarà possibile cercare e raccogliere nemmeno lo Scorzone (T. Aestivum) di cui era aperta la ‘caccia’ fino ad oggi 31 agosto.
Un ‘fermo’ ritenuto necessario da qualche anno per non danneggiare la crescita e lo sviluppo del tartufo Bianco Pregiato che proprio in questo periodo comincia a profumare.
Ad essere precisi la nuova stagione di raccolta del tartufo bianco (T.Magnatum Pico) e anche di quello nero, avrà inizio dall’ultima domenica di settembre (quest’anno il 25) e andrà avanti fino al 31 dicembre.
Ma che stagione in termine di raccolta, sarà? All’interrogativo i vari centinaia di tartufai e le decine di commercianti rispondono con un secco: "Brutta". Una brutta stagione dovuta alla siccità che ha attanagliato anche il nostro entroterra.
Gli acquazzoni di agosto, anche se sono utili per la crescita del tartufo, difficilmente riusciranno a rimediare alla penuria d’acqua dei mesi dei mesi maggio, giugno e luglio, il periodo cui il tartufo nasce e si riproduce in simbiosi col terreno e la flora del posto.
Per l’ultima ‘raccolta’ positiva bisogna ritornare al 2019 quando aveva piovuto in abbondanza sia nella tarda primavera che a inizio estate. Di certo anche quest’anno non mancherà la qualità.
"Il caldo e la siccità di questi ultimi anni - spiega la ricercatrice di tartufi Lidia Lauro di Borgo Pace - hanno fatto sì che ci sono sempre meno tartufi, la vedo dura per la prossima stagione. L’acqua è mancata, speriamo a novembre e dicembre ma la speranza in un buon raccolto è scarsa. Di sicuro i prezzi saranno alti".
Le tartufaie artificiali nel frattempo stanno prendendo sempre più piede ed è facile vedere i campi di piante adatte alla nascita e crescita del tartufo nero (il bianco pregiato non riesce a riprodursi artificialmente).
Il metodo di riproduzione dei tartufi fu scoperto nel 1802 da un agricoltore francese di Croagnes. La prima tartufaia artificiale pubblica di nero pregiato, è stata realizzata ad Acqualagna nel 1933 da Francesco Francolini, che intuì l’eccezionale predisposizione del luogo per la coltivazione del tartufo.
Altro punto sono le tasse. Dal 1 gennaio del 2019 il tartufaio che non supera un incasso annuale di 7mila euro è considerato un ‘dilettante’ e pagando, nei termini, un’imposta sostitutiva dell’Irpef di 100 euro è a posto col fisco.
La nuova imposta di 100 euro chiaramente non sostituisce, ma si aggiunge alla tassa Regionale che per le Marche ammonta a 92,96 euro annue (in Umbria 111,50 e nel Molise 159 euro, la più cara d’Italia) e anche questa va pagata nei termini, pena sanzione.
Amedeo Pisciolini