REDAZIONE PESARO

Il disastro delle banche

Pesaro, 27 novembre 2016 - Sembra passato un secolo dal novembre 2015 quando Banca Marche e le sue sfortunate consorelle vennero ‘salvate’ da Bankitalia (con i soldi del sistema bancario) con l’incauto grido di soddisfazione di parlamentari governativi. E’ passato un anno, è entrato in vigore il bail in, e le famose good bank sono in attesa di essere salvate nuovamente. Stavolta ci penserà Ubi che è l’unico istituto rimasto in campo dopo anni di gestione fallimentare di Bankitalia e degli uomini che la stessa ha messo al comando dell’istituto marchigiano. Che a differenza di Chieti, Arezzo e Ferrara, poteva essere salvato a tempo debito, non trascinandolo in gorgo incredibile che ha distrutto tutto quello che - la colpevole classe dirigente precedente - aveva in qualche modo ancora preservato. il lungo commissariamento ha trascinato l’istituto all’interno del bail in. Quel provvedimento che banchieri e politici italiani, che ben conoscevano la situazione generale, avrebbero dovuto impedire in ogni modo. Votando contro, opponendosi all’aggressione ad uno dei pochi lati forti dell’economia italiana: il risparmio privato. Questo capolavoro, che riguarda Banca Marche ma non solo, porterà ad una devastazione del credito italiano. Ad una riduzione drastica dei posti di lavoro, alla scomparsa di banche che per centinaia d’anni avevano rappresentanto un punto di riferimento economico importante. Consentendo ai fondi per lo più stranieri di banchettare sui crediti deteriorati svalutati all’inverosimile. Facendo ricche agenzie di rating e consulenti di ogni genere. Un disastro di proporzioni bibliche che appare quasi beffardo nell’enorme sovrapposizione territoriale tra Ubi e Banca Marche che pagheranno dipendenti e territori. Ma davvero non c’era altra soluzione? A nessuno viene in mente di dimettersi?