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sabrina ferilli

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Vola fuori dalla giostra ad Ancona, grave ragazza di 27 anni
Cronaca

Vola fuori dalla giostra ad Ancona, grave ragazza di 27 anniUna ragazza di 27 anni è volata fuori dalla giostra a palla, ad Ancona, al luna park natalizio allestito in piazza Pertini, 25 dicembre 2024. È stata portata in pronto soccorso a Torrette, dalla Croce Rossa, con un codice di massima gravità, traumatico. L'incidente, su cui sta facendo accertamenti la polizia locale, si sarebbe verificato per la rottura di alcuni lacci di sicurezza che dovevano tenere la passeggera a bordo del gioco. Un gioco fatto a forma di gabbia, tonda, dentro il quale ci si siede e poi si gira. È successo attorno alle 18. La 27enne, di origine straniera, è stata letteralmente espulsa dalla giostra appena si è messa in movimento. ANSA/ US/ CROCE ROSSA ITALIANA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++ NPK +++

Dramma al luna park natalizio di piazza Pertini. L'incidente, su cui sta facendo accertamenti la polizia locale, si sarebbe verificato per la rottura di alcuni lacci di sicurezza. Il sindaco: “Sconcertato, non deve succedere”
Bologna città di bambini e giovani, cresce la popolazione fino a 24 anni
Cronaca

Bologna città di bambini e giovani, cresce la popolazione fino a 24 anni(DIRE) Bologna, 6 mar. - Vedere e vivere la guerra in diretta, attraverso gli occhi dei bambini in cura. E' l'esperienza "molto impegnativa psicologicamente" che da un mese a questa parte stanno vivendo gli operatori sanitari dell'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, impegnati nelle terapie e nella riabilitazione di un gruppo di 11 palestinesi arrivati da Gaza a inizio febbraio grazie a un corridoio umanitario, di cui quattro bambini. Ad oggi, di quegli 11, otto sono già stati dimessi e sono alloggiati in strutture di accoglienza dell'Asp Città di Bologna e di realtà del terzo settore. Gli altri tre, rimasti in reparto, sono stati sottoposti a interventi chirurgici rilevanti e servirà altro tempo per le dimissioni. Intanto, nel fine settimana dovrebbero arrivare altri tre bambini da Gaza, sempre con ferite dovute alla guerra e ai bombardamenti. "E' stato un mese molto impegnativo dal punto di vista mentale e psicologico- racconta alla 'Dire' Caterina Guerra, capo sala dell'ortopedia pediatrica del Rizzoli- viviamo un confronto diretto con la guerra, perchè i nostri pazienti ricevono le notizie direttamente da Gaza. Noi cerchiamo di fare del nostro meglio, ma nonostante siamo stati preparati con congruo anticipo, agli occhi dei bambini che hanno visto la guerra non ci si abitua mai". Da quando sono arrivati al Rizzoli, testimonia l'infermiera, "io non riesco più a guardare il telegiornale. Il fardello di questa esperienza diretta mi basta per vivere la guerra in maniera importante. Non riuscirei a sostenere emotivamente altre notizie". A casa, peraltro, non si riesce neanche a staccare mai del tutto la spina da quanto accade in ospedale. "Mi chiedo di continuo se ho fatto tutto il possibile per rispondere alle loro necessità", spiega la capo sala del Rizzoli. In questi giorni, cita come esempio Guerra, "abbiamo appreso in diretta della morte del marito di una donna che accompagna i bimbi, una zia, morto sotto le bombe". E così è stata organizzata, al meglio possibile, la cerimonia del lutto, prendendo il the seduti per terra. "Condividiamo con loro queste situazioni- continua Guerra- sosteniamo e affrontiamo il lutto con loro. Sono cose che vanno oltre l'assistenza". C'è però una "barriera culturale e linguistica" con cui fare i conti, perchè i palestinesi arrivati da Gaza parlano solo arabo. "Abbiamo l'aiuto dei mediatori", spiega la capo sala, ma non è comunque facile perchè "mentre altri arabi o popoli di altre culture hanno già avuto una fase di adattamento, loro si portano dietro tutto loro fardello direttamente da Gaza". Nonostante ciò che hanno vissuto, i bambini palestinesi in cura al Rizzoli dicono spesso di voler tornare a casa, perchè là sono rimasti i loro genitori e i loro affetti più cari. "Ieri un bambino ha fatto una videochiamata col papà a Gaza- racconta ancora Guerra- si vedevano il fumo e le macerie. E' stato impegnativo". Alcuni dei bambini palestinesi in cura al Rizzoli, in appena un mese, hanno già imparato un po' di italiano. "Noi abbiamo imparato a salutarli dicendo 'Salam alaykum' e loro a dire 'buongiorno' e 'ti voglio bene'- sorride la capo sala- uno di loro, Salem, quando è arrivato aveva sempre il capo chino e non si faceva avvicinare. Ora abbozza dei sorrisi e accetta meglio le terapie". Qualche problema in più è sorto anche per il cibo. Al Rizzoli è già previsto un menù etnico, spiega Guerra, "ma non era di loro gradimento per il gusto. Per fortuna abbiamo avuto grande sostegno dalla comunità islamica e, con l'ok della direzione, portano in reparto i cibi tipici della loro cultura". La loro colazione, ad esempio, è a base di uova, prodotto che però è vietato nelle mense ospedaliere italiane. "E allora ci siamo inventati delle specie di piccole frittate con un preparato all'uovo- spiega la capo sala- che gradiscono sicuramente di più di biscotti e fette biscottate. Sono dettagli e sfumature, che però fanno la differenza". (San/ Dire) 12:50 06-03-2

Il report Istat: +13% di ragazzi, in controtendenza rispetto all’Italia. “Le famiglie qui stanno bene”

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