Parma, 6 aprile 2022 – Sgrida gli alunni che avevano imbrattato i bagni della scuola con le feci, maestra condannata per "abuso di mezzi di correzione". Quattro anni dopo la denuncia dei genitori, il giudice le ha inflitto una pena di 1 mese e 20 giorni di reclusione, nonostante l’accusa ne chiedesse l’assoluzione. Una condanna simbolica quella decisa dal Tribunale di Parma, alleggerita dal beneficio della sospensione condizionale e della non menzione nella fedina penale.
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I fatti risalgono a quattro anni fa. Una vicenda accaduta alla scuola primaria dell’Istituto Comprensivo di Fornovo Taro, anche se ora la maestra non insegna più lì. Dopo che una collaboratrice scolastica si era lamentata che i bagni erano stati imbrattati di feci, la maestra ha redarguito i ragazzi della classe, dove era stata chiamata a svolgere alcune ore di supplenza. Ma dopo i richiami fatti agli scolari – sui quali non si conoscono dettagli – alcuni genitori l’hanno denunciata: la donna è finita così a giudizio e dopo 4 anni è stata condannata.
Gilda: “Colpa in educando a carico dei genitori
A darne notizia sono i sindacati, che richiamano i genitori alle loro responsabilità. “Auspichiamo che l’insegnante scelga di ricorrere nei successivi gradi di giudizio – commenta Salvatore Pizzo, coordinatore del sindacato Gilda di Parma e Piacenza – e ancora una volta rivendichiamo che le autorità preposte non procedano solo e sempre a carico degli insegnanti, anche in questo caso pare che nessuno abbia agito per l’evidente ‘colpa in educando’ contro i genitori degli spargitori di feci”. La colpa in educando è la responsabilità dei genitori per i danni causati dai figli minorenni.
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La “Gilda degli Insegnanti” chiede che gli uffici scolastici del territorio, il regionale dell’Emilia Romagna e quello di Parma e Piacenza, “insieme ai dirigenti scolastici, avviino le procedure, previste dalla legge, a carico di chi non educa i figli, per questo tipo di azioni hanno a disposizione l’Avvocatura dello Stato”. Ma non solo. “La colpa in educando è ben richiamata non solo nel Codice Civile (art. 2048), ma anche nella Costituzione (art.30) – continua Pizzo – non si è mai vista un’amministrazione pubblica essere così reticente di fronte a fatti evidenti. Troppo comodo scaricare tutto sui docenti, noi non ci adegueremo mai a ciò. La Gilda, dichiarandosi senza sé e senza ma al fianco della docente, tiene a far presente che era l’unico sindacato presente alla lettura della sentenza".