Post razzisti e violenti sui social: a Parma c’è un indagato per propaganda neonazista

Commenti xenofobi diramati da un uomo parmense su un network popolare nel mondo filorusso. In casa aveva opuscoli e magliette di un’organizzazione eversiva

Le indagini sono state condotte dalla polizia postale

Le indagini sono state condotte dalla polizia postale

Parma, 7 giugno 2024 – Post nazisti che inneggiavano alla xenofobia, con tanto di foto con immagini violente. Non solo messaggi sui social, la propaganda razzista veniva fatta anche nei modo più tradizionali: gli investigatori hanno trovato nella casa dell’uomo testi, opuscoli e magliette riconducibili all'ambiente neo-nazista.

È finito nella rete della polizia postale un uomo residente in provincia di Parma, denunciato per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa.

Le tracce informatiche

L’uomo inneggiava al nazismo su un social network popolare nel mondo filorusso. La polizia cibernetica sta continuando a scavare per cercare eventuali altre tracce di propaganda pericolosa: gli agenti stanno analizzando il materiale informatico sequestrato nella sua abitazione, ovvero smartphone, tablet e computer portatile.

Post violenti

Frasi violente e xenofobe. Nei post pubblicati sui social, l’uomo veicolava messaggi di contenuto discriminatorio – per motivi legati al colore della pelle o all’appartenenza a determinate etnie – con “uso di termini dispregiativi ed evocativi anche di atteggiamenti violenti da tenere nei confronti di siffatte persone”, si legge nella nota della procura di Bologna.

L’organizzazione neonazista

L'uomo, stando ai primi accertamenti, sarebbe collegato a un gruppo operativo di ispirazione neonazista, anche se in provincia di Parma risulterebbe essere l'unico affiliato. Le indagini sono state condotte dalla Digos di Parma e dalla polizia postale di Bologna che, da accertamenti sulla rete, avevano individuato i primi post sospetti. L’uomo rischia la reclusione da sei mesi a quattro anni.

“La particolarità della vicenda – scrive il procuratore Alfonso D’Avino – la sua sostanziale unicità nel panorama parmense e la gravità dei contorni che si delineavano dalla lettura della prima informativa, sono apparsi tali da consigliare la trattazione della vicenda direttamente da parte del procuratore, unitamente ad uno dei sostituti procuratori del gruppo di lavoro sicurezza interna”.