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Morto Calisto Tanzi, il fondatore della Parmalat ed ex patron del Parma Calcio

Aveva 83 anni l'impreditore più controverso della storia del business italiano. Fu condannato nel 2010 per il crac della Parmalat, considerata “la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo europeo”

Parma, 1 gennaio 2022 – Si apre con un “lutto eccellente” il nuovo anno a Parma, dove nelle ultime ore è deceduto l’83enne Calisto Tanzi, fondatore della Parmalat ed ex patron del Parma Calcio dal 1990 al 2003. Un imprenditore di successo, che ha alternato momenti di gloria – come nel decennio della sua gestione calcistica, che ha portato i giocatori ducali a conquistare otto trofei importanti, dalle tre Coppe Italia alla Supercoppa Europea – al periodo nero del crac di Parmalat, che nel 2003 lo portò in carcere. Fu condannato a 18 anni di reclusione per un fallimento finanziario da 14 miliardi di euro.

Callisto Tanzi negli anni dello scandalo Parmalat
Callisto Tanzi negli anni dello scandalo Parmalat

Calisto Tanzi: chi era

Nato il 17 novembre 1938 a Collecchio il piccolo paese a due passi da Parma in cui poi ha costruito il suo impero, Calisto Tanzi è stato insignito della prestigiosa onorificenza di “Cavaliere del lavoro” nel 1984, poi declassato da Napolitano a seguito dello scandalo finanziario che ha travolto i risparmiatori Parmalat. Negli anni ha investito risorse ingenti nella sua città, soldi spesi per sponsorizzazioni e restauri.

Diplomato in ragioneria, Tanzi ha interrotto gli studi alla morte del padre per sostituirlo nella direzione di una piccola azienda familiare di salumi e conserve. Aveva appena 22 anni quando fondò nel 1961 la sua impresa del latte, prendendo la vecchia azienda del nonno, a conduzione familiare, e trasformandola in una multinazionale con oltre 130 stabilimenti in tutto il mondo.

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Tanzi aveva di fatto “inventato” il latte a lunga conservazione, ma l'ambizione lo portò ad allargarsi dal settore alimentare (non solo latte ma anche conserve, merendine, yogurt) al turismo, alla tv, e perfino al calcio. Un’ascesa che lo ha portato nell’Olimpo del business, per poi cadere drammaticamente a terra. Negli anni Novanta la Borsa, poi le acquisizioni, il ricorso al mercato dei titoli e infine il crac. Parmalat, secondo la definizione degli inquirenti, è diventata così “la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo europeo”.

Parmalat: dal successo fino al crac

Tutto comincia negli anni del boom economico, da una piccola azienda alle porte di Parma. Dall'Australia al Sudafrica, dal Portogallo alla Colombia, dal Canada alla Romania, l'impero di Tanzi cresce vertiginosamente. Nel 1973 il giro d'affari era pari a 20 miliardi di lire, saliti a ben 550 nel 1983. Legami a doppio filo anche con il mondo della politica e della finanza, soprattutto nell'ambiente cattolico.

Negli anni Novanta arriva la quotazione in Borsa che, di fatto, nascondeva le prime difficoltà industriali e finanziarie. Ma da qui proseguirono le acquisizioni spericolate con un massiccio ricorso al credito e ai collocamenti obbligazionari che hanno coinvolto, e in molti casi ridotto sul lastrico, migliaia di piccoli risparmiatori. Nella galassia di Calisto Tanzi girano una serie di società, come Parmatour, Parma Calcio, Odeon Tv, e quando mancano i soldi è la cassa di Parmalat a sborsare liquidi.

Le difficoltà maggiori per Tanzi cominciano nel 1999 quando acquisisce Eurolat dal gruppo Cirio di Sergio Cragnotti per un prezzo esorbitante, oltre 700 miliardi di lire, per consentire a Cragnotti di rientrare dei debiti con la Banca di Roma di Cesare Geronzi. Uno schema che, secondo gli inquirenti, si ripete anche quando nel 2002 Tanzi decide di comprare le acque minerali da Giuseppe Ciarrapico, anche lui indebitato con Banca di Roma.

Si pagano debiti contraendo altri debiti e nel 2003 Tanzi chiama al capezzale di Parmalat Enrico Bondi con lo scopo di risanare il gruppo, ma il super-consulente subito si rende conto che Parmalat non potrà fare fronte al bond di 150 milioni di euro in scadenza di lì a poco. Il 27 dicembre dello stesso anno Tanzi viene arrestato e comincia così, dopo l'avventura economica, anche la vicenda giudiziaria. A dicembre del 2010, arriva la condanna a 18 anni di reclusione per un crac da 14 miliardi di euro.