Padova, 27 giugno 2024 – Stanno emergendo altri dettagli attorno agli ultimi momenti di Giada Zanola: sugli abiti della 33enne gettata giù da un cavalcavia il 29 maggio a Vigonza (Padova), sono state trovate tracce di narcotici. Il compagno, Andrea Favaro, è accusato dell’omicidio ed è attualmente detenuto nel carcere di Padova.
Nello specifico, gli esiti parziali degli esami tossicologici hanno evidenziato la presenza di particelle di benzodiazepine, sostanza alla base di molti tranquillanti e narcotizzanti. Se assunta in quantità eccessive può causare incoscienza, ma gli inquirenti non sono ancora certi che Zanola fosse priva di sensi al momento della caduta. Dall’autopsia è tuttavia emerso che molto probabilmente la vittima fosse viva, considerata anche la mancanza di segni di strangolamento o ferite di vario genere.
Qualora la responsabilità di Favaro fosse accertata, si tratterebbe dell’ennesimo femminicidio anticipato da violenze fisiche e psicologiche. Nell’ultimo periodo, seguente a una crisi, Giada aveva paura del compagno, delle sue botte e delle continue liti. La 33enne aveva rivelato alle amiche di temere persino che l’uomo potesse condividere i suoi video intimi, in un’ottica di revenge porn e ricatto. Per via della gelosia e della possessività, la donna avrebbe persino deciso di annullare le nozze in programma a settembre, forse uno dei fattori scatenanti della collera di Favaro.
In uno dei primi interrogatori, l’indagato aveva affermato di non ricordarsi le dinamiche dell’ultima lite, quella che si è conclusa con la caduta dal cavalcavia, come se avesse una sorta di “vuoto”. Ma quest’amnesia, secondo il pm di Padova, non sarebbe altro che “una messa in scena”.