Padova, 8 febbraio 2022 – Una maxi frode fiscale per sei milioni di euro architettata da un consorzio padovano, con 15 imprese attive nella logistica coinvolte in una truffa sui Iva e credi di imposta. È il risultato dell’operazione "Luxury Porterage", condotta dalla Guardia di finanza di Padova con tentacoli in tutta Italia. L’indagine è sfociata oggi nell'esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di oltre sei milioni di euro: a tanto ammonterebbe il guadagno, secondo l'accusa, di reati messi in atto con indebite compensazioni di debiti tributari e contributivi dovuti con crediti d'imposta inesistenti, oltre che con le fatture false e l'Iva non versata.
Truffa superbonus, fatture false e crediti di imposta per 110 milioni: lavori mai eseguiti
Perquisizioni in quattro città
Decine di perquisizioni, molte ancora in corso, sono state disposte dalla Procura nelle province di Padova, Venezia, Roma e Milano, nelle case dei nove rappresentanti legali indagati e nelle sedi delle 15 società amministrate, per acquisire ulteriore materiale probatorio. Questo primo risultato raggiunto dalle Fiamme Gialle – e di cui ieri ha parlato, senza entrare nei dettagli perché l’operazione era ancora in corso, il comandante regionale della Finanza, Giovanni Mainolfi alla presentazione del nuovo protoccolo sulla legalità in Veneto – potrebbe essere solo la punta dell'iceberg dell'indagine che riguarda nove amministratori e 15 società cooperative della logistica e del facchinaggio, facenti capo ad un'ulteriore “cooperativa capofamiglia” che, con il ruolo di consorzi e sede a Padova, agiva da stazione appaltante. Era questa che acquisiva commesse importanti, poi eseguite tramite le prestazioni di lavoro dei soci delle varie consorziate.
La truffa: come agivano
Le cooperative sotto inchiesta usavano crediti d'imposta riferiti principalmente ad attività di ricerca e sviluppo, ma che di fatto erano inesistenti, per il pagamento di debiti tributari e contributivi. Ma non solo. È stato anche documentato l'omesso versamento dell'Iva – per "un ammontare superiore alla soglia penalmente rilevante" – e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, emesse da società cartiere del Veneto, un modo per documentare costi non sostenuti per ridurre i ricavi generati dai servizi resi nei confronti della società cooperativa capofila. L’operazione, condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Padova, ha portato al sequestro preventivo di beni mobili e immobili per oltre 6 milioni. Provvedimento che è stato richiesto dal Gip della Procura patavina titolare dell'inchiesta, dal momento che la somma milionaria sarebbe frutto di reati tributari.