Padova, 11 novembre 2021 - Cresce l'allerta per l'influenza aviaria: la presenza di un focolaio a Minerbe (Verona) estende le misure di contenimento anche a una piccola porzione del territorio padovano, fra i comuni di Montagnana e Urbana, dove è istituita la zona di sorveglianza nella quale ricadono quattro allevamenti aziendali e altri quatto a conduzione familiare. La zona di sorveglianza viene estesa dunque anche alla Bassa Padovana. Coldiretti Padova invita le aziende a prestare la massima attenzione e a segnalare subito gli eventuali sintomi sospetti e sottolinea che Coldiretti Padova che "nella nostra provincia sono presenti 303 allevamenti avicoli con oltre 5,3 milioni di capi, il 12% sul totale regionale, con una significativa concentrazione nella Bassa Padovana, in particolare nell'area tra Este e Montagnana"
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I casi in Italia
Il Ministero della Salute con una nota del 10 novembre comunica che sono stati riscontrati ulteriori positività per virus influenzale sottotipo H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) in 20 allevamenti avicoli in Italia. Ben 19 sono segnalati nella provincia di Verona e 1 nel Lazio coinvolgono principalmente allevamenti di tacchini, ad eccezione di 2 allevamenti di broiler e 1 di galline ovaiole. L'ultimo allarme nei giorni scorsi nel Lazio alle porte di Roma, ad Ostia Antica, dove il focolaio è emerso da controlli effettuati per una mortalità anomala in un allevamento avicolo non commerciale.
Coldiretti Padova: “Tenere lontano il virus dalle aziende”
Nel padovano la situazione è sotto controllo e Coldiretti Padova, ricordando che gli standard di sicurezza dei nostri allevamenti sono molto elevati, raccomanda l'importanza della corretta applicazione delle misure di biosicurezza in maniera costante e meticolosa, sia sotto il profilo strutturale degli allevamenti che gestionale nonché la necessità di segnalare tempestivamente ai servizi veterinari ufficiali qualsiasi sintomatologia. "Dobbiamo mettere in atto tutte le contromisure necessarie per tenere il virus lontano dalle nostre aziende", ricorda il presidente Massimo Bressan "invitiamo tutti gli allevatori a rispettare i protocolli individuali per evitare il rischio di contagio indiretto". Nella zona di sorveglianza sono vietate la movimentazione di pollame e anche il trasporto verso macelli o l'introduzione di nuovi capi, i mezzi in entrata e in un uscita devono essere disinfettati e in azienda devono essere usati calzari e abbigliamento dedicato, va evitato il contatto fra pollame e uccelli selvatici e limitate le visite esterne, così come è vietato anche lo spandimento di pollina.
Coldiretti Padova ricorda che nella nostra provincia sono presenti 303 allevamenti avicoli con oltre 5,3 milioni di capi, il 12% sul totale regionale, con una significativa concentrazione nella Bassa Padovana, in particolare nell'area tra Este e Montagnana. Sul fronte della produzione di carne avicola la nostra provincia è seconda in Veneto dopo Verona, con oltre 91 tonnellate realizzate nel 2019 per un fatturato di quasi 120 milioni di euro, in lieve ripresa dopo le difficoltà degli anni precedenti, nonostante i prezzi restino bassi.
Il virologo: “Inutili allarmismi: non si trasmette all’uomo”
"Evitiamo inutili allarmismi", non c'è "nessun pericolo per la trasmissione interumana" dell'influenza aviaria. E' la rassicurazione che arriva dal virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano in riferimento ai recenti casi di aviaria registrati in allevamenti di Lazio e Veneto. "L'infezione con virus dell'influenza aviaria - spiega l'esperto - non si trasmette in maniera efficiente da persona a persona.
E' una patologia dovuta a un virus influenzale di ceppo A, ospitato negli uccelli selvatici che può colpire diverse specie di uccelli domestici e può essere trasmesso all'uomo esclusivamente attraverso il contatto diretto con uccelli infetti e con i loro escrementi. Allo stato attuale - ricorda il virologo - parliamo di 21 focolai su oltre 18mila allevamenti in Italia. Si tratta di numeri marginali, che dimostrano la grande capacità di sorveglianza e controllo del nostro Paese su questo tema, grazie a un collaudato sistema di collaborazione tra le autorità, veterinari e le filiere produttive. Il sistema di allerta - afferma Pregliasco - esiste e funziona. E' necessario continuare i controlli e prestare una grande attenzione a una problematica che conosciamo e sappiamo gestire".
E "rispetto al salto di specie - ribadisce il medico - non bisogna creare allarmismi unendo concetti come Covid, aviaria e pandemie. E' solo una possibilità che si può verificare - scandisce Pregliasco - esclusivamente in situazioni particolari di promiscuità e di massiccio e diretto contatto con gli animali infetti. E' ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica -conclude - che i recettori per i virus dell'aviaria sono poco presenti nell'organismo umano e che pertanto il virus non trova nell'uomo un terreno fertile dove attecchire".