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Delfini spiaggiati, a Università di Padova struttura diagnostica studia fenomeno

Lo strumento, adottato a livello nazionale, consente di analizzare il corpo del mammifero e capire le cause della morte. UniPd ha una squadra di pronto intervento per gli spiaggiamenti. Tra i 162 cetacei morti lungo le coste italiane nel 2022, 119 erano tursiopi e stenelle

Delfini spiaggiati: UniPd ha una squadra di pronto intervento e ha messo a punto una Padova struttura diagnostica per le necroscopie

Padova, 18 aprile 2023 - Cetacei spiaggiati sulle coste italiane, il bilancio dei mammiferi marini ritrovati privi di vita continua ad essere preoccupante: sono 162 gli esemplari rinvenuti spiaggiati lungo le coste dell'Italia nel 2022, mentre il conteggio per i primi tre mesi del 2023 ammonta già a 30 unità.

Cetacei spiaggiati: la maggior parte sono delfini

Una significativa quantità dei cetacei spiaggiati viene classificata dagli esperti tra i "non determinati" (34 nel 2022) ovvero i casi in cui non è possibile risalire alla specie per via dello stato di decomposizione. Ma dai dati emerge chiaramente che i cetacei maggiormente coinvolti negli spiaggiamenti sono i delfini: nel 2022 in Italia sono stati rinvenuti 71 tursiopi (Tursiops truncatus) e 48 stenelle (Stenella coeruleoalba), due ‘famiglie’ di deflini.

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UniPd: squadra di pronto intervento

Le morti di questi splendidi mammiferi marini sono da attribuire a cause naturali ma anche a cause di origine antropica. I delfini riportano gravi lesioni derivanti dalle interazioni con le attrezzature da pesca, oppure restano impigliati o avvolti dalle reti dopo essersi avvicinati alle imbarcazioni alla ricerca di cibo.

Grazie al Cert (Cetacean strandings Emergency Response Team, ovvero Squadra di pronto intervento per gli spiaggiamenti di cetacei) dell'Università di Padova, partner di progetto, è stata elaborata per la prima volta una struttura diagnostica adottata a livello nazionale dal C.Re.Di.Ma. (Centro di Referenza Nazionale per le Indagini Diagnostiche sui Mammiferi marini spiaggiati), che coordina la rete spiaggiamenti italiana, per essere applicato nel corso delle necroscopie (corrispondete alle autopsia umane) sui delfini.

'Codice di condotta' per i pescatori

Il progetto Life Delfi propone l'adozione di un 'Codice di condotta' per i pescatori. L'obiettivo del progetto è proprio quello di limitare le interazioni tra delfini e pesca professionale, un fenomeno che implica gravi conseguenze per i cetacei ma anche per i pescatori che subiscono, loro malgrado, consistenti perdite economiche per via dei danni che i delfini provocano agli attrezzi da pesca durante le interazioni. Tra gli strumenti messi in campo dissuasori acustici e visivi.

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Il progetto Life Delfi

Il progetto Life Delfi, pubblica Legambiente sul proprio sito, "realizzato con il contributo del programma LIFE dell’Unione Europea, nasce allo scopo di ridurre le interazioni delle attività di pesca professionale con i delfini, in particolare con il Tursiope (Tursiops truncatus) e raggiungere il duplice obiettivo di salvaguardare questi mammiferi a rischio e limitare le perdite economiche dei pescatori. Il progetto, che si sviluppa lungo le coste del mar Tirreno, della Sicilia, della Sardegna e del mar Adriatico, incluse alcune aree in Croazia, prevede la sperimentazione di soluzioni innovative come dissuasori acustici e visivi per evitare le catture accidentali dei delfini, la creazione di squadre di primo soccorso per gli esemplari feriti accidentalmente e attività di sensibilizzazione e formazione per cittadini e pescatori. Il progetto europeo è coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR- Irbim), insieme ai partner Legambiente, Filicudi Wildlife Conservation, le Università di Padova e Siena, l’istituto di ricerca croato Blue World Institute e quattro aree marine protette (Punta Campanella; Isole Egadi, Tavolara Punta Coda Cavallo, Torre del Cerrano)".

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