ALESSANDRO TREBBI
Sport

Giocatori uniti contro il tecnico Stoytchev Bruno: "Con lui non posso più restare"

Tutta la squadra ha chiesto di prendere parte al programma di Trc, ‘Barba e Capelli’ per rendere pubblico il disagio del gruppo avvertito per tutta la stagione

I giocatori ospiti a 'Barba e capelli'

I giocatori ospiti a 'Barba e capelli'

Modena, 18 aprile 2018 - Una vera e propria rivoluzione, una manifestazione inaspettata ma fortemente voluta perché «Modena doveva sapere cosa era successo, un diritto per i tifosi e tutto l’ambiente».

Il portavoce poteva essere solo uno, Bruno Rezende, che ospite assieme ad Earvin Ngapeth e a tutta la squadra ha spiegato ai microfoni di Barba e Capelli cosa non ha funzionato nella stagione e, soprattutto, nel rapporto con Stoytchev.

Un atto dovuto e d’accusa, che mette sotto una luce molto chiara la stagione appena conclusa e che soprattutto vede l’intero gruppo squadra portatore di una versione univoca. Ecco allora i passaggi chiave del capitano dell’Azimut.

IL GRUPPO. «La squadra si è sentita di venire qui unita, nulla di obbligatorio. Una stagione piena di momenti difficili ma nella quale qualcosa è nato e rimasto tra noi». «Il mio ruolo in spogliatoio? Ho provato a dire a tutti di non mollare perché avevo il dovere di tenere il gruppo unito per il nostro obiettivo e per la società. Non è stato facile, perché ti manca la voglia di fare quello che ami in un contesto del genere».

STOYTCHEV. «Ho avuto tanti allenatori nella mia carriera da professionista. Ognuno ha la sua mentalità e io non posso giudicarla, ma non sono nemmeno costretto a condividerla. Ho provato, con Stoytchev, a vedere se poteva implementare il suo concetto di gioco con le nostre esperienze, se poteva esserci un punto di contatto. Lui voleva che tutti entrassimo nel suo sistema e basta. In più c’è la parte umana: devi avere fiducia, lealtà, devi credere alla persona che hai di fianco. Con lui non è mai successo. Ho provato più di una volta a parlargli, l’ultima a fine febbraio dopo aver sentito che stava cercando Christenson per la prossima stagione: lì ho capito che lui è fatto così, che parlavo contro un muro insormontabile. Io non posso stare insieme a una persona che ha principi così diversi dai miei. Sono andato da Catia e le ho detto che la scelta spettava a lei: ma non potevo restare in un luogo dove non ho serenità».

IL CLIMA PERDUTO. «Nelle scorse stagioni avevamo creato non solo una pallavolo più frizzante ma anche un legame con la città tutto nuovo, un’aria che non si respirava più quest’anno. La maglia resta, certo, ma a me dispiace vedere questa situazione a Modena: una società che negli ultimi anni ha vinto tanto, ha così tanti abbonati, sponsor, è il punto di riferimento mondiale del volley. Non può una sola persona cambiare tutto questo».

GLI EPISODI. «Sono successe cose che non esistono. Un esempio? Prima di gara 2 a Milano è morto il nonno di Marra, un ragazzo d’oro che lavora come un matto: Stoytchev non gli ha dato il permesso per andare a casa sua a Lecce per il funerale». Un giocatore che è stato in tribuna quasi tutta la stagione.

I PLAY OFF. «Se non sei più forte (e non lo eravamo rispetto alla Lube) devi creare un valore aggiunto umano che a noi è mancato».

LA GESTIONE DI NGAPETH. «La fuga di Natale? Doveva rimanere tutto dentro i muri del PalaPanini, non avevano senso quei comunicati. In più per tutta la stagione Earvin non ha mai parlato, non è ammissibile».

IL FUTURO DI BRUNO. «Si parla molto dello scambio con la Lube, io so solo che voglio prepare al meglio Tokyo 2020. È vero che ho detto che in Italia avrei giocato solo a Modena, ma avevo detto anche che non avrei mai giocato con Rado e per Modena l’ho fatto. C’è però ancora margine perché io possa restare».