
Spesa al supermercato (Pressphoto)
Modena, 7 novembre 2020 - Vi ricordate le lunghe attese per trovare un posto nel parcheggio dei grandi ipermercati e le interminabili file con i carrelli lungo le corsie degli alimentari? Scordatele. La grande distribuzione, già in crisi da circa un decennio, sta infatti cedendo il passo ai discount costruiti in zone strategiche della città, dove i modenesi possono acquistare la maggior parte di prodotti scontati come primo prezzo.
Ma le trasformazioni nel commercio spesso sono rapide e, vista l’impennata delle vendite online registrata durante il lockdown, dovremo aspettarci ancora tante novità nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
Uno spaccato della rivoluzione in corso ci arriva dall’Osservatorio sui prezzi realizzato da Federconsumatori che ha monitorato 52 punti vendita in 15 comuni modenesi e da quest’anno con approfondimenti anche in 29 punti vendita a Ferrara, Parma e Rovigo.
Più che una guida per il consumatore a caccia dei prezzi più convenienti, l’Osservatorio mira a diventare un punto di riferimento anche per i politici e gli amministratori che devono tenere monitorata la trasformazione in corso in alcuni angoli della città, quartieri o interi distretti. ù
Prendiamo – come un esempio tra i tanti possibili – il prezzo applicato su uno stesso prodotto della medesima insegna, in tipologie di negozi simili ma in comuni diversi: in due ipermercati della stessa catena, a 30 chilometri di distanza, il costo dei prodotti freschi registra una differenza del 17,6%. Per le grandi marche la differenza è un po’ più contenuta (4,5%), ma comunque ancora eccessiva.
Quando la concorrenza è alta – fa notare Federconsumatori – determina grandi benefici per le famiglie, le danneggia invece quando è scarsa o addirittura assente. Una famiglia che effettua la spesa nel negozio più conveniente di Finale Emilia spende il 10,7% in più rispetto al punto vendita più conveniente di Fiorano. Alla fine dei conti parliamo di una differenza di 600 euro, circa sei settimane di spesa in più all’anno.
"Un tempo le amministrazioni comunali avevano un ruolo determinante su chi e dove poter aprire un supermercato - spiega il presidente Marzio Govoni -. Oggi questo ruolo si è ridotto molto. Credo che le amministrazioni dovrebbero prestare molta più attenzione a quello che succede dopo aver dato una concessione. Qual è la condizione di questo quartiere rispetto ai prezzi e al servizio? Al sindaco di una città dovrebbe interessare quanto i suoi cittadini sono chiamati a spendere sul proprio territorio".
Oggi la metà dei modenesi (il 48% secondo l’analisi di Federconsumatori) risiede in comuni a scarsa competizione commerciale: non vuol dire che non ci siano sufficienti strutture commerciali, ma che quelle che ci sono in quei comuni non competono a sufficienza tra di loro. Un tempo fare spesa nel distretto della ceramica era più conveniente, adesso ha riconquistato un certo appeal la città di Modena, anche per effetto di "politiche molto aggressive sui prezzi" che Coop ha messo in campo per cercare di contenere il crollo delle vendite determinato dal commercio digitale e dalla pandemia.
Il Super Rossetto di Fiorano, per il quarto anno consecutivo (che coincide con l’anno di apertura) mantiene il primato di negozio più conveniente. L’Area Nord di Modena, invece, è quella dove si trovano meno occasioni e si spende di più a fare la spesa.
Migliora l’area di Pavullo, considerata da sempre meno conveniente. Unes risulta il discount di Modena più conveniente e registra il 45% delle vendite di prodotti di marche private, quando la media provinciale si attesta intorno al 20%.
"C’è ancora spazio per crescere – dice Govoni – in Spagna la media è di oltre il 50%". L’effetto della pandemia sul tessuto sociale ed economico sul territorio non può non tenere conto del commercio on line che già negli ultimi due anni ha registrato un incremento del 30% e durante il lockdown è stato uno dei sistemi di acquisto più utilizzato, con un’ulteriore crescita del 36,8%.