Modena, 3 maggio 2024 – In sette anni è come aver perso due stipendi, quattro se si considera una coppia di coniugi. Un declino progressivo che viene dal 2016, ma che nel 2022 si è trasformato "in un crollo che non ha eguali nella storia del nostro Paese dal Dopoguerra ad oggi". E peggio che a tutti è andata a donne e giovani.
Non lascia scampo la terza indagine sul reddito da lavoro dipendente dei modenesi, l’analisi messa a punto da Federconsumatori e Cgil delle dichiarazioni dei redditi presentata al Caaf Cgil della provincia di Modena della provincia tra il 2016 e il 2022 (focus sulle dichiarazioni del 2023). A illustrare il dossier tra gli altri il ricercatore statistico Massimiliano Vigarani, ricercatore statistico, ed Elisabetta Valenti, responsabile Caaf Cgil Modena. "Parliamo – spiega il presidente di Federconsumatori Marzio Govoni – di una perdita del valore che raggiunge il 12,3% dal 2016. In sette i lavoratori hanno perso rispetto al reddito annuale quasi due retribuzioni".
La valanga vera e propria si è verificata nel 2022, quando la perdita del potere d’acquisto in un solo anno ha raggiunto mediamente l’8,1 per cento a fronte di un’inflazione che ha toccato l’8,3 per cento, un’impennata dei prezzi di beni centrali per la vita delle persone come l’energia, il carburante e il paniere della spesa. Risultato? "Cresce l’indebitamento, si erodono i risparmi, le famiglie non riescono a pagare le bollette, i mutui e gli affitti, e c’è chi sempre più spesso rinuncia alle cure mediche. Un’emergenza che dovrebbe entrare al più presto nelle agende elettorali dei candidati alle elezioni".
Una considerazione ripresa dal segretario provinciale della Cgil Daniele Dieci: "La narrazione di una provincia ricca, immune rispetto alle crisi economiche è sbagliata. Le disuguaglianze anche sul nostro territorio aumentano e colpiscono le fasce più deboli: migranti, donne e giovani, categorie cui la campagna elettorale oggettivamente non sta guardando".
Per fare degli esempi: una coppia di under 35 (lui che lavora nel commercio, nella ristorazione) ha un reddito complessivo di quasi 17 mila euro: in sette anni ha perso potere d’acquisto per 5mila e 84euro; mentre un nucleo invece con genitori tra i 35 e i 44 anni (lui nella logistica, lei nei servizi sociosanitari), con un reddito di 31 mila e 542 euro, tra il 2016 e il 2022 ha perso 4mila e 600 euro.
Il quadro è ancora più drammatico come si accennava se si accende il faro sulle donne: nel 2022 hanno subito un arretramento dei redditi superiore a quello degli uomini e se il confronto si spinge al 2016 il passo indietro in termini di redditi è stato del 14,2 per cento contro il 10,2% degli uomini": nelle dichiarazioni superiori a 50mila euro solo il 16 per cento sono quelle ’in rosa’. Come mai? "Le donne più frequentemente degli uomini operano con contratti a tempo determinato. Ogni anno – fa presente Vigarani – perdono 200 euro, in sette anni si è arrivati a 6mila euro in meno: se il reddito medio degli uomini è di 21.550 euro, quello delle donne si ferma a 15.626 euro, il 27,5% in meno". La causa è riconducibile alla maggiore presenza femminile nei settori ’poveri’, come commercio e turismo, "dove la maggior parte dei contratti è part-time, in grandissima parte involontari, che spesso nascondono lavoro nero".
Un altro fattore significativo emerso dall’indagine è quello anagrafico. "Se nel settore manifatturiero, a maggior presenza maschile, gli under 35 hanno perso tra il 2016 e il 2022 solo il 4,8 per cento del salario, per i loro coetanei del commercio si sale al -16%, fino al -27% nella ristorazione, alberghi e pubblici esercizi". E l’incubo non risparmia neanche Modena città, dove è fortissimo il ripiegamento del valore reale dei redditi dovuto alla crisi del terziario (servizi): "La città – conferma Govoni – è capoluogo di provincia, ma anche del lavoro precario e sottopagato". Male anche l’Area nord, che dopo la buona performance del 2021 legata al Covid, trainata dal biomedicale, smotta del 9,4 per cento: "Anche a Carpi sarebbe necessario un bagno di realismo sullo stato dell’economia e dei redditi, superando la troppo frequente commemorazione dei fasti del passato".