"Tutto è cominciato a 12 anni, mi lasciavano in disparte, mi sentivo preso in giro e volevo essere come gli altri. Ho cominciato con le canne, gli acidi, poi ad un certo punto nelle mia vita è entrata la cocaina".
Marco, nome di fantasia, ha 42 anni; da circa sei mesi sta facendo un percorso di recupero presso la comunità del Ceis La Torre. Per 18 anni è stato schiavo della cocaina.
In che modo la cocaina ha stravolto la sua vita?
"Mi dava sicurezza, mi faceva sentire superiore agli altri, quello che mi mancava fin da piccolo, mi dava forza e coraggio. All’inizio era solo nei weekend, poi pian piano tutti i giorni. Subito la sniffavo, poi ho cominciato a fumare crack, ma non mi bastava più e sono arrivato al buco".
All’inizio si sentiva sicuro di sè, dopo cosa è cambiato?
"Ad un certo punto della dipendenza cominci a rimanere da solo, a chiuderti in casa, a fare solo uso perché vivi per ’lei’, se non l’avevo non andavo a lavorare, ero diventato schiavo. Questa fase è durata fino ai 35 anni. Poi ho deciso di entrare in una comunità. Sembrava che andasse tutto bene, ho passato circa otto anni senza fare uso di droga, poi ho cominciato a perdere i riferimenti che mi avevano dato in comunità, avevo tralasciato qualche mio scheletro nell’armadio, non avevo elaborato nel profondo e ci sono ricascato".
Viveva con i suoi genitori in quel periodo?
"Si, ho stravolto anche la loro vita. Mio padre mi ha sempre detto di farmi curare ma io me la raccontavo, dicevo sempre che ce l’avrei fatta da solo ma alla fine mi piaceva stare in quel mondo, la cocaina era la mia compagna di vita, un amore tossico". Quanto spendeva in cocaina?
"Sono arrivato a spendere 1200 euro alla settimana. Facevo anche due lavori alla volta, lavoravo solo per la droga, guadagnavo bene ma ero sempre a credito con gli spacciatori e quando ricevevo la busta a fine mese la davo direttamente a loro".
Quando ha deciso che doveva dare una svolta alla sua vita? "Quando ho ripreso con la cocaina dopo la prima comunità è stata durissima, mi sentivo un fallito perché ero riuscito ad uscirne e poi ci ero ricascato; mi è crollato il mondo addosso. Sono entrato in un tunnel buio, ero solo; mio padre mi ha buttato fuori di casa, ho vissuto in macchina per sei mesi. Ho tentato il suicidio tre volte. Ad un certo punto mi si è accesa una lampadina; e mi sono detto; o ne esco o ci lascio le pelle. Mi sono rivolto al Sert e nel giro di due mesi sono entrato in comunità dopo un periodo a villa Igea".
Come si sente ora?
"Sto bene, ricomincio a vivere, a credere in me stesso; ora so che non c’è bisogno della cocaina, senza la droga tutto diventa migliore. Avevo perso tutto, e da lì ho capito che l’unica soluzione era andare in comunità e riprendere la mia vita in mano".
Emanuela Zanasi