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"Virus, la riabilitazione è lunga e difficile La malattia severa spesso cambia la vita"

Andrea Montis, responsabile del reparto a Baggiovara: "C’è chi è stato ricoverato anche 10 mesi. E’ difficile tornare alla normalità"

Tra le conseguenze a lungo termine del Covid-19 ci sono quelle legate ai lunghi ricoveri in Terapia Intensiva, in particolare nel caso in cui il paziente debba essere tracheotomizzato e sviluppi problematiche neurologiche che vengono gestite dalla Struttura complessa di Medicina Riabilitativa dell’ospedale di Baggiovara, diretta dal 15 aprile da Andrea Montis (nella foto con il dg Claudio Vagnini). La struttura è punto di riferimento provinciale per tutti i pazienti con disabilità più gravi, legate a patologie neurologiche – come stroke, emorragie cerebrali – o a eventi traumatici che causano gravi lesioni cerebrali.

"Il nostro reparto – spiega Andrea Montis – ha a disposizione 30 posti letto. Le elevate competenze presenti hanno quindi consentito alla struttura di occuparsi anche dei pazienti a degenza prolungata nei reparti Covid-19 che presentano complicanze significative accolti nel nostro reparto quando negativi al tampone nasofaringeo".

Dallo scoppio della pandemia, la Medicina Riabilitativa ha ricoverato 45 pazienti di età compresa tra i 45 e i 78 anni provenienti dai reparti acuti a seguito del lungo ricovero e di severe problematiche respiratorie possono essere portatori di cannula tracheale, necessaria nella fase acuta per consentire loro di respirare. Questi pazienti hanno avuto bisogno di riabilitazione motoria e respiratoria, quest’ultima svolta insieme agli pneumologi del Policlinico.

"Le terapie cui vengono sottoposti questi pazienti – aggiunge Monica Corona, fisiatra – rientrano nel campo della riabilitazione intensiva con programmi neuromotori, respiratori e deglutologici. Si tratta, infatti, di pazienti con gravi disturbi neuromuscolari, sindrome da immobilizzazione, sindrome da stress post traumatico. Lo scopo è quello di riuscire a ’decanularli’ e recuperare autonomia per consentire loro la dimissione a domicilio ed eventualmente il proseguimento della riabilitazione nei nostri ambulatori. Si tratta di pazienti con tampone negativo che arrivano da noi in fase di stabilizzazione quando ancora necessitano del supporto di ’ossigeno. Abbiamo avuto pazienti che prima di arrivare da noi, hanno fatto ricoveri di 8-10 mesi nei reparti Covid. Possono sembrare casi limite, ma dimostrano come questo virus possa lasciare esiti severi e disabilità complessa multidimensionale". Una volta dimessi, i pazienti, vengono seguiti dagli ambulatori dell’ospedale e del territorio. "I nostri pazienti – commenta la coordinatrice infermieristica Francesca Bonacini – rimangono da noi per parecchio tempo, spesso oltre un mese. Purtroppo per alcuni, a seguito dell’evento acuto - possono residuare delle disabilità a vario livello in grado di determinare un cambio radicale nella loro vita. L’approccio assistenziale è incentrato sulla costruzione di un percorso che coinvolga il paziente, i suoi caregivers e noi; li porti ad affrontare insieme la riabilitazione, per imparare a conoscere la malattia e gli eventuali cambiamenti che questa potrà portare nella loro vita. La nostra organizzazione infermieristica, quindi, è necessariamente peculiare. Abbiamo, infatti, un infermiere di riferimento che segue tutto il percorso terapeutico del paziente, trait d’union tra il paziente e i suoi caregiver e l’intera equipe".