JACOPO GOZZI
Cronaca

Violenza, lo psicoterapeuta Lancini: "Adulti fragili e ragazzi disperati"

L’esperto: "Chi attacca gli altri fa più notizia, ma sono tanti anche i minori che attaccano il proprio corpo. Da anni aumentano disturbi alimentari, ritiro sociale e autolesionismo: è questa la spia principale di disagio".

Violenza, lo psicoterapeuta Lancini: "Adulti fragili e ragazzi disperati"

Non è una novità: per gli adulti, le nuove generazioni sono un mistero. Di fronte a episodi sempre più diffusi di violenza giovanile, Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, offre una lettura articolata del fenomeno, a partire dalle fragilità dei più grandi.

Nuovi linguaggi e violenza tra i giovani. C’è una connessione?

"Nel corso del tempo, i comportamenti degli adolescenti possono restare invariati, anche se cambiano le motivazioni che li generano. Un esempio? Un tempo gli adolescenti tendevano alla trasgressione e alcuni comportamenti come quelli legati alla violenza e al consumo di sostanze erano da leggersi in questa chiave. Oggi, invece, la dinamica emotiva e relazionale che porta a esprimere aggressività è frutto di contesti sociali e familiari nuovi".

La parola baby gang è sulla bocca di tutti, chi sono questi ragazzi?

"Negli ultimi anni il disagio adolescenziale che si esprime attraverso la rabbia e l’attacco nei confronti degli altri è aumentato. Molte amministrazioni sono alle prese con questo problema, ma non dobbiamo dimenticare che queste sono dinamiche che impattano, più di altre, sull’opinione pubblica, mentre la modalità principale con la quale si esprime il disagio delle nuove generazioni è l’attacco al proprio corpo. Da diversi anni, infatti, registriamo un aumento dei disturbi della condotta alimentare: la famosa anoressia; ancora, il ritiro sociale maschile; infine, i tagli al corpo e i tentativi di suicidio di cui poco si parla, forse perché, a livello mediatico, impattano meno di una rissa in strada".

Quali sono le cause di questi fenomeni?

"È difficile generalizzare, ma oggi esiste una fragilità adulta senza precedenti di cui si tende poco a parlare: questi ragazzi e ragazze sono figli di famiglie e scuole che faticano a identificarsi con loro. Sia chiaro, la mia non è la posizione di uno psicologo ’sedotto’ dai giovani, ma è evidente che se oggi non lavoriamo sulle fragilità degli adulti, troveremo sempre più generazioni che, invece di trasgredire e opporsi, esprimeranno il dolore attraverso azioni disperate, nella maggior parte dei casi, nei confronti di loro stessi".

Minori non accompagnati e violenza. Può darci una sua interpretazione?

"Il fenomeno dei minori non accompagnati rientra in un ambito molto complesso, sul quale poi si vanno a combattere battaglie politiche. È chiaro che la sicurezza dei cittadini resta un tema importante, ma non so se la violenza che si vede oggi dipenda più dai giovani o dai comportamenti scellerati degli adulti".

Come è possibile prevenire questo disagio e aiutare i ragazzi?

"Oggi bisogna lavorare sul ruolo di padri, madri, insegnanti ed educatori. Siamo una società piena di paradossi: ad esempio, viviamo tutti costantemente connessi a Internet, per poi lamentarci del fatto che i ragazzi sono dipendenti da queste tecnologie. Ci troviamo di fronte ad adulti che pensano solo al presente e non sono in grado di identificarsi con le nuove generazioni, mentre per aiutarle, dovrebbero riuscire a interrogarsi sul significato dei comportamenti di ragazzi e ragazze che cercano disperatamente di costruirsi un futuro".